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Charlie Gard, niente accordo tra genitori e ospedale: bimbo trasferito in hospice. A breve interrotta respirazione

Come annunciato, il giudice Nicholas Francis ha stabilito dove e quando - anche se queste informazioni non verranno divulgate - verranno staccati i macchinari al piccolo affetto da una grave malattia genetica. La madre: "Negato il nostro ultimo desiderio di passare qualche giorno con lui"

L’ultimatum era stato fissato dall’Alta Corte per le 12. Era questa la deadline entro cui i genitori di Charlie Gard e l’ospedale in cui il piccolo è ricoverato avrebbero dovuto trovare un’intesa. Ma l’accordo non è arrivato e il giudice, come aveva già anticipato, ha deciso: il bimbo, affetto da una grave malattia degenerativa, verrà trasferito d’autorità in un hospice – il cui nome resterà segreto, per ordine stesso del giudice che ne ha vietato la diffusione, pena la violazione della legge – dove poche ore dopo sarà interrotta la respirazione artificiale che lo tiene in vita. Il Great Ormond Street Hospital “ci ha negato il nostro ultimo desiderio”, ha detto Connie Yates, la madre del bimbo, a proposito della possibilità di mantenere in vita il piccolo per alcuni giorni prima della morte. E oggi in aula, la donna  è sbottata e, prendendosela con legali e vertici dell’ospedale, ha gridato con la voce rotta dal pianto: “Mi sembra veramente pazzesco che dopo tutto quello che abbiamo passato ci venga ancora negato questo”, cioè la richiesta di trascorrere qualche giorno con il piccolo prima dell’inevitabile morte. “E se fosse stato vostro figlio?”.

Finisce così la battaglia giudiziaria dei genitori di Charlie, che pochi giorni fa hanno rinunciato anche alla cura sperimentale negli Stati Uniti perché era “passato troppo tempo” e i danni cerebrali nel piccolo sono ormai irreversibili. Il desiderio della coppia era quello di fare morire il figlio a casa, ma i medici del Great Ormond Street Hospital si erano opposti, a causa dell’impossibilità di trasferire i macchinari e di eventuali complicazioni che sarebbero potute insorgere negli spostamenti. Il giudice aveva accolto le obiezioni della struttura sanitaria e proposto l’opzione del trasferimento in un hospice, che era stata accettata in un secondo momento dai genitori. La coppia, però, aveva chiesto di potere trascorrere alcuni giorni col bimbo prima che venisse staccata la respirazione artificiale, ma il giudice ha stabilito che poco dopo il trasferimento nella struttura al bambino verranno staccate le macchine che lo tengono in vita.

“La priorità del nostro personale medico è sempre stato Charlie“, ha ribadito il Great Ormond Street Hospital in una nota diffusa dopo la decisione del giudice. “Come stabilito – annuncia la struttura – organizzeremo il trasferimento di Charlie in un hospice specializzato per i bambini, dove personale preparato e compassionevole sosterrà la famiglia in questo difficilissimo momento. È un posto molto speciale dove si farà tutto il possibile per rendere questi ultimi momenti il più possibile sereni e confortevoli per Charlie e i suoi cari”.

Il Gosh vuole poi “rassicurare chiunque ha seguito questa storia straziante” che la struttura “ha sempre messo il miglior interesse di ogni singolo paziente prima di tutto. Rispettiamo sempre i pareri dei genitori, ma non faremo mai nulla che possa causare ai nostri pazienti sofferenze inutili e prolungate. Ognuno di noi avrebbe voluto un finale meno tragico”. Infine, il rimpianto per la lunga controversia con i genitori del piccolo: “Siamo fortemente dispiaciuti che le profonde divergenze tra i medici di Charlie e i suoi genitori si siano dovute confrontare in un’aula di tribunale per un periodo così lungo”, conclude la struttura auspicando che la privacy della famiglia Gard “sia rispettata in questo momento devastante”.