Il New York Times torna in utile con i ricavi dagli abbonamenti digitali. Nel secondo trimestre 2017 per la prima volta i guadagni dalle sottoscrizioni web hanno sorpassato la raccolta pubblicitaria sulla carta stampata: 83 milioni di dollari contro 77. La formula “la verità è difficile da trovare, ma è più semplice se mille e più giornalisti la cercano” che campeggia sul sito da alcuni mesi sembra aver davvero invogliato i lettori alla sottoscrizione. Complice, probabilmente, la battaglia dichiarata dal presidente Donald Trump al quotidiano statunitense.

Anzi, a guardare i dati del secondo trimestre, il rapporto assai burrascoso con il tycoon sembra aver dato un nuovo impulso al giornale fondato da Henry Jarvis Raymond e George Jones nel 1851. Il periodo preso in considerazione, infatti, si è chiuso con un utile netto di 15,6 milioni di dollari, mentre nello stesso trimestre dello scorso anno registrava un perdita di 492 milioni di dollari. I ricavi sono saliti del 9,2% a 407,1 milioni di dollari.

Ma è dal digitale che arrivano le buone notizie. Dopo la svolta del 2011, quando il New York Times fu capofila tra i quotidiani statunitensi nel chiedere un compenso per i servizi web, le sottoscrizioni digitali marcano il segno più. I ricavi degli abbonamenti solo digitali si sono attestati a 83 milioni di dollari, superando per la prima volta i ricavi dalla raccolta pubblicitaria sulla carta stampata pari a 77 milioni di dollari. Una svolta storica.

I ricavi della raccolta pubblicitaria digitale hanno segnato un +23% rispetto allo stesso periodo del 2016, a 55 milioni di dollari. Un numero che rappresenta il 42% del totale ricavi pubblicitari, in aumento rispetto al 34% dello stesso periodo dell’anno scorso. Gli abbonamenti digitali nel secondo trimestre hanno raggiunto quota 93.000 unità, facendo salire a 2 milioni la base di abbonati online. Ha pagato, dunque, il piano che permette di leggere gratuitamente solo fino a 10 articoli ogni mese. Tutto il resto è disponibile solo su abbonamento.

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