In università qualcuno la “guarda come una marziana“. Ma “ai miei figli voglio raccontare storie di dignità professionale, di lavoro, di studio. Non vicende di raccomandazioni, conoscenze, spintarelle, aiuti più o meno leciti, furberie”. Così Giulia Romano, ricercatrice al dipartimento di Economia e management dell’ateneo di Pisa, spiega al Corriere che cosa l’ha spinta a denunciare tre docenti membri della commissione d’esame chiamata a selezionare un ordinario per lo stesso dipartimento. Stando alle accuse, su cui la Procura del capoluogo toscano ha aperto un’inchiesta, il bando era stato scritto su misura per un candidato che “doveva” vincerlo, come puntualmente accaduto.
Del resto, secondo quanto riportato dal quotidiano di via Solferino, lo stesso presidente della commissione Luciano Marchi in una conversazione con il marito della Romano, Andrea Guerrini registrata e consegnata ai pm, sembra ammettere le irregolarità. “Rientrava negli accordi”, dice tra l’altro Marchi, sconsigliando di fare ricorso perché un “litigio” con “chi conta” avrebbe in seguito impedito alla Romano – che ha lasciato un posto in Consob per dedicarsi alla ricerca – di far carriera, sbarrandole la strada verso l’agognata cattedra. “Il rischio è quello dell’isolamento (…) in queste vicende una ha ragione, però appare come quella che rompe i c… e in questo caso tutto l’ateneo è coalizzato perché tu vai a rompere una logica”, è la conclusione del ragionamento cristallizzato nella registrazione, come riportato dal Corsera. Insomma: così fan tutti e chi si oppone al sistema è perduto.
Intervistata dal quotidiano, la donna racconta che “tutti sapevano eppure alcuni hanno fatto finta di scandalizzarsi“. Quanto alle reazioni dei vertici dell’ateneo, “è stata aperta un’indagine della commissione etica ma è stata bloccata e la commissione disciplinare non è stata interessata al caso”.