Il presidente Inps, in audizione alla Camera sul decreto che introduce la misura nazionale di contrasto all'indigenza, ha detto che gli 1,7 miliardi stanziati sono insufficienti per riuscire a portare persone con redditi molto bassi al di sopra della linea di povertà. Inoltre i requisiti "sono più numerosi e maggiormente dettagliati rispetto a quelli previsti dal Sia, che intende superare"
Il sistema di protezione sociale italiano “ha contenuto i rischi di povertà per gli ultra 65enni, ma solo per loro anche nella fasi più acute della crisi”. Questo perché “la nostra spesa sociale è sempre più squilibrata a sfavore delle giovani generazioni”. Guardando alla sola spesa non pensionistica “pro capite, abbiamo che agli ultra 65enni vanno mediamente circa 1.200 euro, mentre agli under 39 vanno meno di 500 euro”. E’ per questo che “per le fasce più giovani la povertà continua “ad aumentare”. E’ la fotografia scattata dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione alla Camera sul decreto che introduce il Reddito di inserimento (Rei) come misura nazionale di contrasto all’indigenza.
Entrando nel merito del nuovo strumento, Boeri ha sottolineato che è “un passo in avanti rispetto alle tante misure parziali introdotte negli ultimi anni”, ma il decreto prevede una struttura “complessa sotto il profilo gestionale e gravosa per i cittadini, in termini di adempimenti necessari”. In particolare, per Boeri il coinvolgimento “di una pluralità di soggetti, rischia di vanificare il ruolo dell’Inps come ente concessore, nonché di allungare i tempi di istruttoria e di messa in pagamento della misura”. Inoltre, il Rei “è ancora una misura basata su condizioni categoriali arbitrarie: presenza in famiglia di un componente minore oppure di una persona con disabilità, di una donna in gravidanza o di un disoccupato con più di 55 anni. Queste condizioni contribuiscono a contenere la spesa, ma possono finire per escludere molte persone bisognose di aiuto”.
In generale, “il Rei è ancora troppo poco finanziato per riuscire a portare persone con redditi molto bassi al di sopra della linea di povertà”. Secondo il presidente Inps 1,7 miliardi sono quindi “troppo pochi”. E questo deriva evidentemente da una “scelta politica”. Non solo, i requisiti previsti “sono più numerosi e maggiormente dettagliati rispetto a quelli previsti dal Sia, misura che il Rei intende superare”. Questo mentre nella Penisola, stando agli ultimi dati Istat, i poveri sono triplicati in dieci anni toccando quota 4,7 milioni.