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Pakistan, premier rimosso da Corte suprema dopo scandalo Panama Papers

Lo scandalo ha fatto oggi una delle loro vittime più illustri, costringendo alle dimissioni il primo ministro Nawaz Sharif. Al termine dei lavori di una Commissione di inchiesta, un tribunale della Corte Suprema ha reso nota la sentenza

I Panama Papers, la lista di coloro che hanno fatto gestire i loro soldi allo studio legale Lenville Overseas di Mossack Fonseca, con sede a Panama e finiti in un paradiso offshore. Lo scandalo ha fatto oggi una vittime tra le più illustri, costringendo alle dimissioni il primo ministro del Pakistan, Nawaz Sharif. Al termine dei lavori di una Commissione di inchiesta, un tribunale della Corte Suprema ha reso nota la sentenza, firmata all’unanimità da cinque giudici, in cui si ordina l’immediata destituzione di Sharif dal suo incarico per “occultamento illegale di beni”, “arricchimento illecito” e “disonestà”, in associazione con un figlio, una figlia ed altri parenti.

Il verdetto, che era stato ampiamente previsto dagli analisti locali, implica inoltre l’interdizione dell’imputato da incarichi pubblici, e quindi la perdita anche del suo seggio nell’Assemblea nazionale.

L’ufficio stampa del premier ha comunicato che, “nonostante forti riserve sul verdetto”, “Sharif si è dimesso”. Ma un portavoce del partito al governo, la Lega musulmana del Pakistan-Nawaz (Pml-N), ha comunque precisato che “è nostra intenzione utilizzare tutti i mezzi legali e costituzionali a nostra disposizione per contestare la sentenza“.  L’uscita di scena di Sharif ha automaticamente comportato lo scioglimento del governo, e lo spazio per la designazione di un nuovo candidato premier da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea Nazionale.

L’attesa non dovrebbe essere lunga perché nella sua qualità di presidente del Pml-N, sarà lo stesso ex-premier a indicare il nome del suo successore. I pronostici indicano che a breve sarà designato un primo ministro di transizione, in attesa che suo fratello minore, attualmente governatore del Punjab, possa ottenere un seggio nell’Assemblea Nazionale in una elezione ad hoc fra sei-sette settimane. Questo terremoto politico è avvenuto ad un anno dallo svolgimento delle elezioni legislative del 2018 a cui Sharif non potrà presentarsi come il primo premier pachistano a terminare un intero mandato quinquennale.

L’uscita di scena del premier rende ancora più preoccupante la situazione del Pakistan alle prese con una grave crisi economica, con l’incessante azione dei gruppi antigovernativi talebani e non, e con il deterioramento delle sue relazioni con gli Usa, l’Afghanistan e l’India, a causa dell’azione di gruppi terroristici sul suo territori. Infine si deve ricordare che curiosamente in aprile, quando il massimo tribunale aveva concesso a Sharif altri due mesi al potere istituendo però una Commissione d’inchiesta, la relativa sentenza di 540 pagine era preceduta da una epigrafe di Balzac, stampata prima dell’incipit del romanzo Il Padrino di Mario Puzo: “Dietro ogni grande fortuna c’è un crimine”.