Non c’è pace per la stampa calabrese. Dopo i giornali Calabria Ora, Il Garantista e Cronache della Calabria (tutti chiusi nel giro di pochi anni), tocca a Reggio Tv attraversare una crisi aziendale che mette in discussione i posti di lavoro di giornalisti e cameramen. Sono 16 dipendenti su 19 (6 giornalisti su 7) quelli che, nei giorni, hanno ricevuto il preavviso scritto di licenziamento con invito a presentarsi davanti alla Commissione provinciale di Conciliazione della Direzione territoriale del Lavoro di Reggio Calabria.
Lo ha denunciato il sindacato Fnsi attraverso il segretario generale aggiunto Carlo Parisi che, sul sito giornalistitalia.it, ha ricostruito la vicenda dell’emittente televisiva fondata dall’editore Eduardo Lamberti Castronuovo, fino a poco tempo fa anche assessore alla Legalità della Provincia di Reggio Calabria. Secondo il sindacato, il tentativo di “conciliazione” era “finalizzato, ovviamente, ad evitare probabili contenziosi derivanti dalla discutibile procedura condotta silenziosamente dall’azienda che non ha ancora corrisposto ben sei mensilità più la tredicesima dell’anno scorso. Nella lettera inviata ai 16 dipendenti, il licenziamento è il risultato di una cessione di un ramo d’azienda della società Alfa Gi Srl alla società Canale 14 srl.
Senza espletare alcuna procedura di consultazione sindacale, Canale 14 srl oggi sarebbe proprietaria di Reggio Tv. Poche settimane fa, infatti, la cessione del ramo aziendale si è perfezionata e il 14 giugno “il Mise comunicava l’avvenuta voltura in capo a Canale 14 srl delle autorizzazioni relative ai marchi e ai palinsesti rendendo definitivamente esecutivo l’atto di cessione” nel quale “venivano trasferiti nell’ambito del ramo aziendale ceduto anche tre dipendenti della cedente Alfa Gi srl”.
In sostanza, a Reggio Tv sono rimasti solo il direttore e due tecnici mentre gli altri giornalisti e cameramen stanno per essere licenziati dalla società Alfa Gi, “deprivata della ceduta attività operativa della messa in onda”. In altre parole, secondo l’amministratore unico dell’Alfa Gi srl Antonino Albanese, che ha proceduto con i licenziamenti, la situazione “rientra nell’ipotesi legale del recesso del datore di lavoro per giustificato motivo oggettivo, trattandosi anzitutto di scelta necessitata in ragione dell’antieconomicità della gestione”. In altre parole: non c’è più la televisione e siete licenziati. Per il segretario del Fnsi Carlo Parisi “non sono state rispettate le procedure previste dalla legge nel caso di cessione di ramo d’azienda”.
Quattordici dei 16 dipendenti licenziati avrebbero accettato la conciliazione presso la Direzione territoriale del lavoro. Chi non lo ha fatto, come il giornalista Mario Meliadò da 17 anni volto noto della televisione locale si è visto recapitare una lettera con la quale gli è stato comunicato che “la sua stessa presenza in azienda non è più necessaria né utile. La Alfa Gi srl in liquidazione le dichiara che, a tutti gli effetti di legge e del contratto collettivo, il rapporto di lavoro è di fatto cessato per impossibilità della prestazione, e la prega di volersi dunque ritenere esonerato dal residuo tempo da lavorare con effetto immediato”.
“Il licenziamento del collega Mario Meliadò – denuncia Carlo Parisi – sarà ovviamente impugnato. Troppe violazioni e troppi lati oscuri già al vaglio dell’ufficio legale del Sindacato giornalisti della Calabria che provvederà ad investire tutte le autorità competenti e di controllo per fare piena luce sull’emittente televisiva che, di fatto, allo stato attuale dovrebbe garantire la programmazione con un solo giornalista e due tecnici, ovvero le tre unità che sarebbero state trasferite nell’ambito del ramo aziendale ceduto alla società Canale 14 srl”.
Dice la sua anche Eduardo Lamberti Castronuovo, lo storico editore che ha fondato Reggio Tv: “Noi abbiamo mandato una lettera ai dipendenti dicendo che la situazione era critica e che dovevamo procedere a una riduzione del personale. Abbiamo dato già metà degli arretrati ed entro tre mesi pagheremo il resto grazie a un prestito di 500mila euro che ho fatto a mio nome”. Ma il perché si arriva a questa crisi e quale sarà il futuro dell’emittente televisiva? “Reggio Tv intascava 10mila euro al mese dalla pubblicità e ne spendeva 40mila di stipendi – afferma Lamberti – Io ho soltanto fatto l’editore. In vent’anni ho speso 8 milioni di euro di tasca mia. Non può essere preso in negativo il fatto che l’ho fatto per 20 anni e adesso non ce la faccio più. Anche perché, sono arrivato all’età pensionabile, ho i miei figli e non posso lasciare ai miei figli debiti. Reggio Tv potrà continuare meglio di prima con una cooperativa che i giornalisti hanno già costituito. Un giro di pubblicità c’è. Se la gestiscono loro, fanno i servizi e li vendono a questa società a cui abbiamo ceduto il ramo d’azienda. Il futuro c’è ed esiste se i giornalisti saranno bravi”.