La Commissione Ue ha aperto formalmente la procedura di infrazione nei confronti della Polonia, inviando alle autorità di Varsavia una lettera di messa in mora per la riforma della giustizia approvata dal Senato di Varsavia. Tre leggi che cancellano di fatto l’autonomia del potere giudiziario polacco, introducendo il controllo dell’esecutivo sulla nomina dei giudici della Corte suprema, consentendogli di ‘mandare in pensione’ e sostituire quelli attualmente in carica. Provvedimenti contro i quali migliaia di cittadini da settimane scendono in piazza. Le autorità polacche hanno un mese di tempo per rispondere alle contestazioni.
Il punto principale contestato dalla Commissione Ue riguarda la discriminazione di genere che si viene a verificare in base alla nuova legge, che introduce una diversa età pensionabile per i giudici donna (60 anni) e per gli uomini (65 anni). Si tratta di una misura in contrasto sia con l’Articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che con la direttiva europea del 2006 sulla parità nel lavoro.
Inoltre, si legge in una nota, la Commissione ritiene che la legge, affidando al ministro della Giustizia il potere discrezionale di prolungare il mandato dei giudici che hanno raggiunto l’età della pensione così come quello di rimuovere e nominare i presidenti dei tribunali, comprometta l’indipendenza dei tribunali polacchi.
Il vice presidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, ha inoltre inviato ieri una lettera al ministro degli Esteri polacco, rinnovando l’invito a lui e al ministro della Giustizia per un incontro a Bruxelles da tenersi al più presto per discutere della vicenda in un clima di “dialogo costruttivo”.