La sua numero 8 rossoblu non potrà più essere indossata da alcun calciatore, almeno fino a quando non verrà fatta piena luce sulla sua morte. Il Cosenza Calcio ha deciso di ritirare la maglia di Denis Bergamini, giocatore del club calabrese scomparso nel 1989 in circostanze misteriose ancora oggi sotto la lente d’ingrandimento della magistratura. La procura di Castrovillari ha infatti recentemente riaperto l’indagine, iscritto nel registro degli indagati due persone con l’accusa di omicidio e ottenuto la riesumazione della salma. Il sospetto dei pm, che hanno archiviato due volte le precedenti inchieste catalogando la sua morte come suicidio, è che il suo corpo fosse già senza vita quando venne travolto da un camion sulla statale 106, all’altezza di Roseto Capo Spulico.
Così la società ha deciso di dare un segnale: la numero 8, che era di Bergamini in quella stagione di Serie B, verrà indossata per l’ultima volta durante Cosenza-Alessandria, partita di Coppa Italia in programma domenica sera. Dalla prossima partita dei calabresi, la ‘sua’ maglia non scenderà più in campo fino a quando non si arriverà alla verità. I pm ipotizzano che si sia trattato di un omicidio per il quale risultano indagati l’allora fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, e l’autista del camion Raffaele Pisano. Partendo da un’istanza avanzata dai legali della famiglia Bergamini e alla luce di una consulenza tecnica secondo cui non collimerebbero l’orario ufficiale della morte con la ricostruzione dell’incidente, la Procura non crede alla versione che il calciatore sia tolto la vita facendosi travolgere da un camion sulla statale.
Denis non avrebbe avuto alcun motivo di suicidarsi. In quel momento era il punto di riferimento del Cosenza e l’anno successivo avrebbe avuto la possibilità di giocare con il Parma o con la Fiorentina. La fidanzata però raccontò il contrario, descrivendo gli attimi in cui Bergamini scese dalla sua Maserati e si lancio sotto le ruote del camion di Pisano: “Voleva lasciare il calcio. L’ho sentito dire: ‘Ti lascio il mio cuore, ma non il mio corpo’. E poi si è tuffato”. Una versione di comodo secondo i legali della famiglia che non si sono arresi e non hanno mai accettato una ricostruzione finalizzata probabilmente a proteggere qualcuno.
Secondo gli avvocati, invece, Bergamini sarebbe morto per un’emorragia dovuta alla recisione dell’arteria femorale. Solo in un secondo momento, infatti, stando alla ricostruzione dei tecnici, il camion sarebbe passato sul suo corpo rimasto stranamente quasi intatto, con i vestiti puliti e con l’orologio perfettamente funzionante. Cosa è successo lo stabilirà l’inchiesta su una vicenda che, a distanza di quasi 28 anni, ha ancora troppi punti interrogativi. Tra questi anche la velocità del camion che procedeva a 30 chilometri orari lasciando sull’asfalto tracce di pneumatici che, secondo i rilievi, non potrebbero essere compatibili con la frenata. Il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla ha dichiarato poco tempo fa: “Sembrerebbe una vicenda chiusa in un rapporto tra pochi soggetti che evidentemente hanno goduto di protezione”.
La sorella di Bergamini, Donata, ha ringraziato il presidente del Cosenza a nome di tutta la famiglia: “Un gesto di grande rispetto. Ricordo che mio fratello fu ucciso il sabato e alla domenica non fu sospesa la partita.Grazie al presidente Guarascio e a tutte le associazioni – ha scritto in un post su Facebook – che stanno condividendo la sospensione della maglia n. 8 fino alla giustizia. Semplicemente grazie per un gesto sportivamente umano”.