Dopo Bruno Rota, salta anche Manuel Fantasia. E ora toccherà a Paolo Simioni, uomo di fiducia dell’assessore alle Partecipate, Massimo Colomban – e già a capo del suo gruppo di lavoro – provare a salvare l’Atac dal naufragio contabile. Dopo il caos degli ultimi giorni, Virginia Raggi ha deciso di cambiare la governance dell’azienda capitolina dei trasporti, scegliendo l’uomo che in questi ultimi mesi ha lavorato a capo del Gruppo di lavoro sulle riorganizzazione delle Partecipate romane, una sorta di organo intermedio fra la Giunta e le principali società del Campidoglio. Simioni, in questi mesi, ha lavorato e dato vita al piano parzialmente presentato in primavera da Colomban e che verrà ufficializzato alla fine dell’estate, prima della già annunciata uscita di scena dell’imprenditore veneto.
Dopo quasi 11 mesi, invece, Manuel Fantasia lascia l’incarico al quale era stato chiamato il 15 settembre 2016, dopo le doppie dimissioni dei manager Marco Rettighieri e Armando Brandolese. Fonti del Campidoglio, infine, spiegano che Simioni lascerà il suo posto di lavoro da dirigente Acea per dedicarsi alla difficile partita su Atac: al suo fianco ci saranno altri due consiglieri d’amministrazione, come già previsto da disposizioni capitoline per tutte le principali municipalizzate. La decisione è arrivata al termine di una riunione in Campidoglio alla quale erano presenti Fantasia, l’assessore alla Mobilità, Linda Meleo e il deputato pentastellato Riccardo Fraccaro.
E se il Campidoglio non mollasse Atac? – Nonostante sia alla prima esperienza a via Prenestina, Simioni conosce bene i conti di Atac, avendoli analizzati a dovere per suggerirne il piano di risanamento. Ora toccherà a lui suggerire all’amministrazione capitolina la strada migliore per ovviare alla situazione disastrata evidenziata dalle interviste rilasciate dall’ex dg Bruno Rota a Il Fatto Quotidiano e al Corriere della Sera. Nelle dettagliate slide presentate in Commissione Bilancio il 5 aprile scorso a fianco di Colomban, Simioni ipotizzava il mantenimento dello stato attuale di Atac, per il quale i tecnici prevedono l’ulteriore dimezzamento della perdita di bilancio entro la fine del 2017. Ipotesi questa che scongiurerebbe il concordato preventivo proposto da Rota e reclamato da più parti. Il problema, semmai, riguarda la liquidità, difficile da assicurare con un indebitamento che supera 1,3 miliardi di euro: anche qui, è atteso il pagamento della rata trimestrale del contratto di servizio regionale con il quale Atac conta di pagare gli stipendi nei prossimi mesi e mantenere l’equilibrio con i fornitori. “Pd e destra – hanno dichiarato i parlamentari M5S membri delle commissioni Trasporti di Camera e Senato – la finiscano di giocare sulla pelle dei romani cercando di far pagare ancora a loro l’ennesima privatizzazione all’italiana. Chi ha causato il disastro non può essere, né proporre la cura”.
Ora il nuovo direttore generale – Se Simioni dovesse decidere di confermare la linea su Atac e tenerla “pubblica”, bisognerà scegliere il prima possibile un nuovo dg per il ruolo operativo. Molto difficile che si attinga all’esterno, in quanto bisognerebbe scegliere il secondo classificato del bando che ha portato Bruno Rota nella Capitale, nomi che non convincono del tutto Raggi e i suoi. E allora, con un manager esperto come Simioni sul fronte contabile, è possibile che si decida di promuovere uno dei dirigenti attuali, fra i quali si fa insistentemente il nome dell’attuale direttore delle Operations, Alberto Giraudi. Il nodo verrà probabilmente sciolto alla prima Assemblea dei Soci, da convocare nei prossimi giorni.