Lo ha annunciato la Casa Bianca. "Scaramucci - si legge in una nota - ha ritenuto fosse meglio permettere al Chief of Staff John Kelly un uovo inizio e lasciargli la possibilità di costruire la sua squadra. Gli auguriamo tutto il meglio"
Il suo arrivo alla Casa Bianca era stata la causa delle dimissioni del portavoce, Sean Spicer. Ma dopo soli 10 giorni Donald Trump ha deciso di rimuovere Anthony Scaramucci dal ruolo di direttore della comunicazione. Secondo la ricostruzione del New York Times, che dà la notizia, il presidente Usa ha preso questa decisione su richiesta del nuovo chief of staff ed ex finanziere John Kelly che si è insediato oggi nella West Wing. Questo dopo che Scaramucci aveva detto nei giorni scorsi di rispondere direttamente al presidente. Non è chiaro al momento se Scaramucci rimarrà alla Casa Bianca in un altro ruolo. Il Ny Times ricorda che il finanziere newyorchese, subito dopo aver assunto l’incarico, si era vantato di poter riferire direttamente al presidente e non al capo dello staff, che fino a venerdì scorso era Reince Priebus, da lui definito “un paranoico ed uno schizofrenico“. Ma oggi, dopo aver giurato, secondo le fonti del giornale, Kelly ha chiarito che è lui a comandare.
Questi dieci giorni sono stati segnati dal durissimo scontro con il capo dello staff della Casa Bianca Reince Priebus, cacciato e sostituito con Kelly, e dalle polemiche per il suo modo di relazionarsi con i media. Secondo l’ufficio stampa della Casa Bianca Scaramucci “sente che è meglio dare al capo dello staff John Kelly la possibilità di ricominciare da zero e permettergli di costruire la sua nuova squadra”. “Gli auguriamo tutto il meglio”, conclude la nota.
“Nessun caos nella Casa Bianca”, aveva twittato qualche ora prima il presidente. Alla luce degli sviluppi quel messaggio adesso una promessa più che una constatazione, arriva al 1600 di Pennsylvania Avenue insieme con l’ex ministro per la sicurezza Interna, il generale Kelly, il quale pare non abbia perso tempo nel mettere in chiaro chi ‘comanda’. È la ‘nuova era’, da oggi si riparte, ma con sullo sfondo le tensioni che montano sul piano internazionale. E mentre si dà seguito alla minaccia di sanzioni contro il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, di cui l’amministrazione Trump congela gli asset sotto la giurisdizione americana e vieta agli americani di fare affari con lui, resta il nodo nordcoreano e montano le tensioni con la Russia.
Sulla Corea del Nord il presidente Usa è fermo e rassicura: “Sarà gestita. Saremo in grado di farlo” dice, mentre dà il via alla prima riunione del suo ‘nuovo’ gabinetto alla Casa Bianca con John Kelly chief of staff Priebus. Nelle scorse ore il vicepresidente Mike Pence aveva ribadito che “tutte le opzioni sono sul tavolo” dopo l’ultimo test missilistico effettuato dalla Corea del Nord. Trump da parte sua non aveva mancato di manifestare la sua frustrazione verso la Cina che “parla soltanto”, ha scritto il presidente Usa su Twitter, “ma non fa nulla” mentre, insiste, potrebbe risolvere il problema “facilmente”. Sulla Cina Trump ci contava, in virtù anche forse di quel ‘rapporto personale’ che da subito aveva voluto col presidente Xi Jinping, sperando in una ‘luna di miele’ che lo differenziasse dai suoi predecessori. Come con Vladimir Putin, che però adesso gli assesta un duro colpo annunciando la cacciata di 755 diplomatici americani dalla Russia in ritorsione alle sanzioni contro Mosca approvate dal Congresso statunitense.
Modi da Guerra Fredda quasi, eppure Trump aveva promesso di cambiare corso, di provarci quantomeno. Da oggi però si riparte alla Casa Bianca. Si insedia Kelly. Punto e a capo, detta Trump: ”Borsa ai massimi, disoccupazione ai minimi da 17 anni, salari in aumento e confini sicuri”, afferma su Twitter, prima di ricevere Kelly nello Studio Ovale e tesserne le lodi. Per i sei mesi a capo della dipartimento per la Sicurezza Interna “da record”, con “risultati strepitosi” in termini di sicurezza di frontiera e con “pochissime controversie”. Al punto che persino il presidente messicano “mi ha chiamato dicendomi che sono molti meno coloro che si riversano alla frontiera perché sanno che non passeranno”. E fa la sua previsione: Kelly passerà alla storia come uno dei “più grandi” chief of staff “di sempre”.
Così tenta di voltare pagina e possibilmente archiviare una delle settimane più dure ad oggi, dopo la cocente sconfitta su Obamacare, gli scontri nella West Wing e le tensioni irrisolte con Jeff Sessions (oggi per la prima volta dalle critiche, presidente e ministro della Giustizia erano nella stessa stanza ndr). Lo fa portando Kelly alla Casa Bianca, rinunciando allo spin doctor Scaramucci rivelatosi forse troppo esuberante, e attirando l’attenzione sui numeri “incredibili” della crescita (2,6%), il basso livello di disoccupazione, l’”entusiasmo” del business.