“Ricky Martin che tiene in braccio il corpo senza vita di Gianni è una scena ridicola”. Antonio D’Amico torna a parlare dell’omicidio dell’ex compagno Gianni Versace e della trasposizione televisiva di quei tragici momenti diventati materia per la seconda stagione di American Crime Story. Il cantante di Living la Vida loca interpreta infatti D’Amico, mentre Edgar Ramirez è Versace e Penelope Cruz è Donatella, la sorella dello stilista. Ma all’oramai 58enne fashion designer pugliese non è andata giù la foto pubblicata su diversi siti web con Martin/D’Amico che come in ginocchio stringe tre le braccia il corpo insanguinato dello stilista calabrese. “Sembra la Pietà di Michelangelo con il corpo di Gesù nelle braccia di sua madre dopo la crocifissione. Forse è la licenza poetica del regista, ma non è così che ho reagito”, ha spiegato l’ex fidanzato di Versace in una lunga intervista all’Observer, l’inserto domenicale del Guardian.
D’Amico ha raccontato che il dramma dell’omicidio del suo compagno avvenuto il 15 luglio 1997 lo ha fatto sprofondare in una pesante e lunga depressione. Gianni Versace, all’epoca 50enne, fu ucciso poco prima delle 9 del mattino dopo essere rientrato nella sua casa di Ocean Drive, a Miami Beach, ed aver acquistato giornale e caffè lì vicino. D’Amico stava bevendo un caffè sulla veranda vicino all’entrata della loro casa quando all’improvviso udì i colpi. “Mi si gelò il sangue nelle vene”. Il ragazzo e il maggiordomo di Versace corsero verso la porta d’entrata per capire che stava succedendo. Aperto il cancello D’Amico ebbe un mancamento: “Ho visto Gianni sdraiato sui gradini con molto sangue intorno a lui. In un attimo vidi tutto nero attorno a me. Mi spinsero via e non ricordo più che è successo”.
Autore dell’omicidio fu Andrew Cunanan, un ragazzo omosessuale di 27 anni che aveva ucciso almeno altre quattro persone nei tre mesi che precedettero la sua comparsa sui gradini di casa Versace. Dopo una lunga caccia all’uomo durata otto giorni, Cunanan venne trovato suicida su una casa galleggiante di Miami. Venti anni dopo non si sa ancora se l’omicidio sia stato pianificato o casuale, portando alle più strane speculazioni, tra cui le ipotesi di un Versace ucciso dalla mafia causa debiti, o il fatto che lo stilista avesse incontrato mesi prima Cuanan. “Si è scritto e si è detto così tanto dell’omicidio. Migliaia di ipotesi e nessuna che svelasse un briciolo di verità. Gianni a l’uomo che l’ha ucciso non si erano mai conosciuti prima”.
Quegli spari oltre ad aver ucciso Versace hanno anche distrutto la vita di D’Amico. Titolare della linea sportiva dell’azienda del compagno, con lui faceva coppia fissa fin dal 1982, in privato come in pubblico ai party di Elton John e Sting. Per lui Gianni aveva comunque previsto un lascito testamentario consistente in una pensione mensile a vita di 50 milioni di vecchie lire e la possibilità di vivere in una qualunque casa da lui posseduta in Italia o negli Usa. Ma tra i dissapori con i parenti di Versace, soprattutto la sorella Donatella, e il dolore della perdita dell’amato hanno portato D’Amico alla depressione e alla solitudine.
Poiché le proprietà appartenevano alla casa di moda Versace, essi vennero sotto il controllo di Donatella (interpretata da Penélope Cruz) e di suo fratello Santo più anziano, nonché la nipote Allegra. D’Amico, che era stato un designer di Versace Sport, ha ricevuto solo una frazione della pensione e ha allontanato dal combattimento per il resto. Poi è scivolato in una depressione che dura diversi anni. “La morte di Gianni mi ha spezzato in due. Al diavolo soldi e case. Nulla ha avuto più importanza”. D’Amico si è poi accordato con la famiglia Versace per ricevere solo metà delle mensilità prevista dal compagno e di non vivere in nessuna casa dello stilista.
In una recente intervista Ricky Martin, dichiaratosi pubblicamente gay nel 2010, ha parlato di una scena della serie tv in cui Versace/Ramirez cammina lungo la spiaggia con lui quando all’improvviso lo allontana da lui. Andre/Ricky lo tocca e lui risponde: “Non toccarmi, ci sono i paparazzi”. “Ma Versace non ha mai cercato di nascondere la sua omosessualità”, ha detto D’Amico. Ricordando che lo stilista originario di Reggio Calabria è stato una delle prime persone del jet set anni ottanta a fare coming out. “Abbiamo vissuto come una coppia normale. Non avevamo mai problemi. Gianni non ha mai cercato di nascondere chi fosse”.
E visto che D’Amico non è stato consultato dagli sceneggiatori di American Crime Story, il desiderio del fashion designer pugliese è almeno quello di poter parlare con Martin per raccontargli cos’è stato il suo rapporto con Versace. “Gianni era così ordinato e concentrato sul lavoro, ma nella vita privata tutto era totalmente disorganizzato. Lasciava sempre il bagno in un caos indescrivibile. E quando si presentava in cucina per fare da mangiare non sapeva nemmeno cucinare un uovo”.