La Presidenza del Consiglio, chiamata a risarcire i figli di una donna uccisa dal marito dopo averlo denunciato per 12 volte, aveva impugnato la sentenza. Ora fa sapere di aver chiesto all'Avvocatura dello Stato di cercare altre soluzioni
Dietrofront di Palazzo Chigi sul ricorso annunciato martedì contro il risarcimento agli orfani del femminicidio di Marianna Manduca. Il governo aveva impugnato la sentenza che lo costringeva a pagare i danni ai figli della donna uccisa per la negligenza dei magistrati. Poi il passo indietro. “La Presidenza del Consiglio ha chiesto all’Avvocatura generale dello Stato di valutare ogni possibile soluzione, compresa la ricerca di una definizione consensuale della vicenda giudiziaria di Marianna Manduca”, si legge in una nota pubblicata sul sito del governo.
Nel comunicato viene indicata anche l’ ipotesi della “desistenza da qualsiasi azione giudiziaria, nel rispetto della legge e tenendo conto dell’interesse dei familiari della donna”. In sostanza o si trova una formula che vada bene anche ai familiari, o la Presidenza del consiglio preferisce rinunciare all’impugnazione, il cui annuncio aveva causato molte polemiche.
La donna uccisa il 3 ottobre 2007 a Palagonia, aveva denunciato 12 volte il marito Saverio Nolfo, che poi l’ha accoltellata a morte. La Corte d’appello di Messina ha accertato la responsabilità civile dei magistrati che non avevano ascoltato le richieste d’aiuto della donna, costringendo il governo a pagare i danni agli orfani che all’epoca dei fatti avevano 3, 5 e 6 anni.
La notizia del ricorso del Governo sulla sentenza di risarcimento, aveva fatto piovere non poche critiche sull’esecutivo. Una scelta definita “gravissima” della parlamentare Pd Francesca Puglisi, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio. La senatrice aveva sottolineato il valore di una sentenza “storica, anche grazie alla riforma fatta dallo stesso governo sulla responsabilità civile dei magistrati e che disponeva il pagamento al padre adottivo degli orfani del femminicidio di un modesto risarcimento di 300 mila euro”.
“L’appello contro la decisione del Tribunale ci poteva stare”, si è sfogato dopo la notizia dell’impugnazione da parte del Palazzo Chigi, Carmelo Calì, cugino della vittima che ha adottato gli orfani. “Ma la decisione di bloccare il risarcimento per me è inconcepibile e anticostituzionale. Ed è una mancanza di rispetto nei confronti di questi ragazzi ai quali il giudice aveva riconosciuto qualche diritto in più verso lo Stato” aveva spiegato l’uomo.