I magistrati, che hanno chiesto e ottenuto dal gip il sequestro preventivo dell'imbarcazione, procedono per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ci sono "gravi indizi di contatti con i trafficanti", ha spiegato in conferenza stampa il procuratore Cartosio. Il fermo non c'entra con il codice di comportamento predisposto dal Viminale e sottoscritto solo da tre organizzazioni
Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E’ l’ipotesi di reato su cui indaga il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio. Il fascicolo è ancora a carico di ignoti, ma mercoledì l’inchiesta è sfociata nel sequestro, disposto dal giudice per le indagini preliminari Emanuele Cersosimo, della Iuventa, la nave della ong tedesca Jugend Rettet fermata alcune ore prima dalle motovedette della Guardia costiera e scortata fino a Lampedusa per accertamenti.
“Anche se in qualche caso interviene per salvare delle vite umane nel Mare Mediterraneo, vite di persone in una situazione di pericolo di vita”, ha spiegato Cartosio nel corso di una conferenza stampa, “nella maggior parte dei casi invece le operazioni servono per trasportare persone scortate dai trafficanti libici, che vengono prese a bordo della nave, non molto capiente, e poi le persone loro consegnate vengono trasferite su altre navi della Marina militare o di altre organizzazioni”.
L’inchiesta riguarda almeno tre episodi, avvenuti il 18 giugno e il 26 giugno di quest’anno e il 10 settembre 2016. “Sulla nave si sono alternati diversi equipaggi – ha aggiunto il procuratore di Trapani – e al momento non pare abbiano percepito compensi”. “Queste condotte – ha spiegato ancora – si integrano nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
“Ci sono stati incontri e contatti in mare” tra la Iuventa e le imbarcazioni dei trafficanti libici “ma non è emerso uno stabile collegamento tra l’equipaggio della Ong e i trafficanti libici”, ha spiegato ancora Cartosio. Per questo nessun dei volontari imbarcati sulla Iuventa è indagato per associazione a delinquere, anche perché “le finalità dei trafficanti erano ben diversi rispetto a quelle dell’equipaggio Iuventa. Perchè lo facevano? – ha detto ancora il procuratore – la mia personale convinzione è che lo facessero per motivi umanitari”. “Un collegamento stabile tra la Ong e i trafficanti libici è pure fantascienza”, ha concluso.
Il fermo della nave, quindi, non c’entra – come emerso in un primo momento – con il codice di comportamento predisposto dal Viminale, che è stato sottoscritto solo da tre organizzazioni (e peraltro non dalla Jugend). “Il fatto che la Ong non abbia firmato il protocollo non c’entra nulla con l’operazione odierna”, ha confermato Cartosio.
Spiegano gli investigatori che “le indagini, avviate nell’ottobre del 2016 e condotte con l’utilizzo di sofisticate tecniche e tecnologie investigative, hanno consentito di raccogliere elementi indiziari in ordine all’utilizzo della motonave Iuventa per condotte di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. La nave, aggiungono, è “stabilmente dedita al soccorso di migranti in prossimità delle coste libiche ed al loro trasbordo su altre navi sempre in acque internazionali, permanendo abitualmente nel mare libico, in prossimità delle acque territoriali del paese africano”.
Al momento del blocco della nave da parte della Capitaneria, sono stati fatti scendere due siriani, che sono stati accompagnati nel Centro di prima accoglienza dell’isola. I due migranti erano stati trasferiti in precedenza a bordo della nave della ong tedesca proprio da una delle unità militari italiane impegnate nelle operazioni di soccorso ai migranti nel Mediterraneo. Per scortare in porto la Iuventa sono intervenute diverse motovedette della Guardia costiera, con un grande spiegamento di forze dell’ordine anche sulla banchina. La Capitaneria in un primo momento aveva parlato di “normali controlli” per bocca del tenente di vascello Paolo Monaco che era rimasto a bordo della nave per un paio d’ore. E anche la ong tedesca aveva dato questa versione: “Al nostro equipaggio è stato garantito che si tratta di normali controlli”. “Il nostro equipaggio è stato interrogato da alcuni ufficiali – aggiunge la Ong – come accaduto in precedenti fermate a Lampedusa e come nelle normali procedure”.
La ong Jugend Rettet (“La gioventù salva”), fondata nel 2015 da giovani dell’alta e media borghesia tedesca che hanno scelto di salvare i migranti in fuga dalle guerre e dalla fame, aveva acquistato due anni fa la Iuventa nel porto di Endem, in Germania, trasformando quel vecchio peschereccio in una vera nave adatta a missioni di search and rescue. Battente bandiera olandese, era un peschereccio costruito nel ’62. Ha una lunghezza di 33 mt e una larghezza massima di 7 mt. La stazza lorda è di 184 tonnellate. E’ stata adattata per accogliere migranti presi in mare e il 30 giugno dell’anno scorso ha cominciato le operazioni di soccorso. Il progetto è nato per volontà di un gruppo di giovani berlinesi, dai 20 ai 30 anni, che hanno fondato la Ong. Sul lavoro dell’equipaggio e dei volontari a bordo della Iuventa è stato realizzato anche un film dal documentarista romano Michele Cinque. Sul sito della Ong sono riportati i salvataggi operati dalla nave: 1388 a luglio 2016, 140 ad agosto, 1585 a settembre, 3156 a ottobre e 393 a novembre.