La scoperta non è mia. Gli autori sono 17 esperti di assoluto valore, tutti con in tasca un passaporto americano. Il loro valore professionale è certificato dal loro pedigree, insieme alle loro argomentazioni dettagliate e alle motivazioni che li spingono a lavorare gratis, essendo già andati in pensione. Sono tutti ex agenti dei servizi segreti americani, che hanno occupato cariche importanti o molto importanti e che, soprattutto, sanno di cosa parlano.
Sono 17 nomi, che compongono il Comitato Direttivo dell’Associazione Vips (Veterans of intelligence Professionals for Sanity). Dove quel Sanity sta per indicare che non c’è più nessuna “salute mentale” nella politica americana. Per questa ragione i 17 hanno inviato un Memorandum a Donald Trump, per dirgli di dare un’occhiata a quelli che gli stanno attorno, sia dentro la sua amministrazione, sia fuori.
Fra poche righe vi proporrò le loro conclusioni, condotte nello spirito e con gli strumenti di un’indagine forense in piena regola. A me, dico subito, paiono estremamente convincenti. E per questa ragione sono qui a scriverne. Ma quello che mi chiedo — scusate l’ ingenuità — è come mai nessuno dei grandi giornali anti-complottisti, nessuna delle tv del mainstream, si sia preso la briga non dico di scriverne, ma di contestare quello che questi signori e signore del Vips dicono.
L’analisi è a disposizione qui.
Ebbene, cosa ha scoperto il team dei Vips?
1. Che il misterioso “Guccifer 2.0” (responsabile delle presunte influenze russe sulle ultime elezioni presidenziali americane, ndr) non fu un hacker esterno, russo o non russo poco importa. Non ci fu nessun attacco cibernetico. Ci fu non un’operazione di hacking, ma di linking. Ci fu la copiatura di file dal server del Dnc a un diverso computer, che fu effettuata, in loco, non da un altro paese.
2. Successivamente quei dati furono trattati con vari sistemi di copia-incolla in modo da far sembrare che la Russia vi fosse implicata. Gli autori della ricerca forense ironicamente aggiungono: “Noi non sappiamo chi, o cosa, sia ‘Guccifer 2.0’. Lo si potrebbe chiedere all’Fbi”.
La sequenza temporale degli eventi e le prove raccolte parlano da sé:
– Il 12 giugno 2016 Julian Assange annuncia che Wikileaks sta per pubblicare delle e-mail che riguardano Hillary Clinton.
– Il 15 giugno 2016 l’impresa Crowdstrike (che controllava il server del Dnc) denuncia che sono stati trovati virus e che ci sono prove di una interferenza russa.
– Il 15 giugno 2016, lo stesso giorno, appare in scena il misterioso ‘Guccifer 2-0’, confermando la dichiarazione di Crowdstrike, definendosi la fonte di Wikileaks e pubblicando un documento che l’indagine prova essere stato infarcito di “impronte digitali russe”. Infine, evento chiave della dimostrazione dei Vips.
– Il 5 luglio 2016, nelle prime ore del mattino secondo il fuso orario della costa orientale degli Stati Uniti, qualcuno — che agiva all’interno dello stesso fuso orario, con un computer direttamente collegato con il server del Dnc, copiò su una macchina esterna 1.976 Megabytes di dati in 87 secondi. “Questa velocità — nota il Memorandum — è molte volte fisicamente superiore a quella di ogni possibile intrusione di hacker” lontani.
Nessuno degli esperti delle 17 agenzie Usa si era preoccupato di verificare questi dati. Ben oltre la negligenza. Raymond Mc Govern, uno dei 17, ex analista della Cia, da noi raggiunto telefonicamente, accusa l’ex capo dell’Fbi Coney. Il quale aveva sostenuto di non poter accedere ai computer del DNC. “Ma come? — esclama McGovern — l’America è minacciata da ingerenze esterne simili a atti di guerra, è l’Fbi non può andare a verificare? Risultato: tutte le valutazioni successive si basarono su un’impresa privata, che era pagata dal Dnc!”.
Il Memorandum dei Vips aggiunge che, secondo le notizie diffuse da Wikileaks nel marzo di quest’anno, sotto il nome di Vault-7, la Cia disporrebbe di strumenti cyber che possono cancellare le tracce di operazioni cibernetiche segrete; non solo, ma che possono effettuare un doppio gioco, ovvero false-flag operations che attribuiscono al nemico operazioni da essa stessa effettuate. Vi sarebbero, a questi scopi, software già predisposti in cinese, russo, coreano, arabo e farsi.
Tutte cose già pubblicate, per altro, dal Washington Post in un articolo a firma Ellen Nakashima il 31 marzo 2017. Informazioni che Wikileaks disse di avere ricevuto da un agente, o ex agente, della Cia, definendole comparabili, per significato e dimensione, alle rivelazioni di Edward Snowden del 2013, e che sono riprodotte nel film di Oliver Stone. Dunque la Cia e la Nsa possedevano questi strumenti già da diversi anni. E i dati forniti dai Vips erano e sono a disposizione di chiunque volesse analizzarli.
Ora il Memorandum è pubblico e sicuramente Trump lo avrà letto. Non risulta che abbia prodotto dei tweet al riguardo. Ma tutto questo cosa dimostra? Che il sistema informativo dell’Occidente intero può essere trascinato con estrema facilità — a sua insaputa, e/o con varie complicità — a ingannare le opinioni pubbliche e a modificare la politica e i destini del mondo fino alle più estreme conseguenze. L’inganno del Russiagate ne è un esempio clamoroso. Altro che “sanità mentale”.