Dopo i giorni di sospensione del giudizio e gli approfondimenti, il sindaco di Milano Giuseppe Sala prende la sua decisione sul comandante dei vigili Antonio Barbato. A seguito anche del parere del comitato per la Legalità del comune presieduto dall’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, Barbato passa infatti “ad altro incarico”, dopo che il suo nome è finito, seppure da non indagato, nelle carte di un’inchiesta della Dda che lo scorso maggio ha portato all’arresto di 14 persone. La sua posizione si è aggravata dopo che le pagine locali di Repubblica hanno pubblicato le foto di un incontro al ristorante tra Barbato, Domenico Palmieri, accusato di avere svolto un ruolo di “facilitatore” su alcune commesse per il clan catanese dei Laudani, e Alessandro Fazio, titolare di una società di vigilanza privata, questi ultimi due finiti agli arresti. Tra le conversazioni intercettate dagli inquirenti, la proposta di Palmieri a Barbato di fare pedinare un vigile-sindacalista suo “nemico” e alcuni scambi su un appalto per la sicurezza legato al comune.
L’ormai ex comandante, sentito come teste dai pm, aveva ammesso di avere dato una prima disponibilità al pedinamento, di cui poi però non si è fatto più nulla. Una disponibilità che invece ha negato nella relazione presentata tre giorni fa all’assessora alla Sicurezza Carmela Rozza. Il sindaco Sala si è trovato così a dover valutare una situazione che presentava quantomeno due elementi di criticità. Il supporto di cui Barbato, che ha fatto carriera tra i ghisa da sindacalista dell’Usb, godeva tra i sindacati. E il dover giudicare da indagato una figura apicale del comune non indagata: la procura generale ha infatti chiuso nelle settimane scorse l’inchiesta in cui per Sala sono state messe nero su bianco le ipotesi di reato di falso e turbativa d’asta in relazione all’appalto per la piastra Expo.
Il sindaco ha quindi passato la palla a Gherardo Colombo, che in mattinata ha espresso un giudizio critico sulla vicenda. Benché il comitato per la Legalità non si sia soffermato sugli aspetti giudiziari e abbia ritenuto che la decisione spettasse al comune, nel parere consegnato al sindaco ha ritenuto che sul piano della trasparenza e dell’etica comportamentale “il solo ipotizzare di poter accettare l’ipotesi che una società di security faccia pedinare un proprio collega (con il quale sembra esservi in corso uno scambio di querele) depone in senso avverso alla correttezza che un comandante deve avere”. E ancora: “Per ricoprire un incarico così delicato e vitale per l’ordinato svolgimento della vita pubblica, è indispensabile, a monte del rapporto di fiducia interpersonale, il più ampio (se non addirittura, unanime) riconoscimento di una costantemente ineccepibile condotta che, quotidianamente, riaffermi la pubblica autorevolezza della carica e del ruolo”.
Dopo poche ore che il parere del comitato è stato reso pubblico, Sala si è confrontato con Barbato per poi diramare una nota: “Il comandante mi ha chiesto di essere destinato ad altro incarico all’interno dell’amministrazione comunale. Apprezzando la sensibilità dimostrata da Barbato e tenendo in considerazione i 35 anni di servizio prestati per Milano, ho chiesto al direttore generale del comune di individuare una nuova collocazione al di fuori della polizia locale”. Barbato lascia dopo essere diventato vice comandante nel 2013, sotto la giunta Pisapia, avere assunto le funzioni di comandante a inizio 2016 in seguito alle dimissioni del predecessore Tullio Mastrangelo, ed essere stato nominato comandante lo scorso novembre da Sala in virtù di un bando lanciato dal comune. La reggenza della polizia locale sarà assunta temporaneamente dal vice comandante Paolo Ghirardi.
@gigi_gno