Non hanno mostrato l’intento “di raccogliere adesioni ad un progetto di ricostruzione del disciolto partito fascista” ma solo una “finalità meramente commemorativa“. Per questo il pm Piero Basilone ha chiesto l’archiviazione per dieci militanti di CasaPound e Lealtà Azione indagati per manifestazione fascista e manifestazione non autorizzata. Il caso risale al 29 aprile scorso, quando al Campo X nel cimitero di Musocco di Milano si sono incontrati un migliaio di esponenti di estrema destra per ricordare i caduti della Repubblica di Salò e i militanti uccisi Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi, con un lungo saluto romano. Oltre 70 erano stati identificati.
L’apologia di fascismo è venuta meno perché, a differenza di quanto è accaduto in passato, la manifestazione non è stata preceduta da una sfilata pubblica per le vie di Milano con l’esibizione di simboli e vessilli tali da rendere concreto il pericolo “attrazione” del consenso verso l’ideologia fascista. Così il pm Piero Basilone, in accordo con il responsabile del pool antiterrorismo e antieversione Alberto Nobili, hanno chiesto l’archiviazione della posizione dei dieci militanti, tra cui il leader di CasaPound Gianluca Iannone. Secondo il pm non c’è neanche il reato di manifestazione non autorizzata in quanto non è emersa alcuna prova che qualcuno dei presenti al Campo X abbia pianificato, diretto o coordinato il blitz durante il suo svolgimento.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, la manifestazione all’interno del cimitero, durata circa mezz’ora, a cui hanno partecipato numerose persone accomunate dalla stessa ideologia, si è svolta “in un contesto che deve ritenersi inidoneo a generare il pericolo di suggestione dei presenti”. Siccome i partecipanti al termine della celebrazione si sono allontanati “senza causare alcun turbamento dell’ordine e della sicurezza pubblica” per la Procura “affiora come esclusiva, se non predominante, una finalità meramente commemorativa. Cosicchè, deve ritenersi non integrata nelle condotte accertate quella pericolosità che la norma mira a scongiurare” del pericolo concreto “di raccogliere adesioni ad un progetto di ricostituzione del disciolto partito fascista”. La norma in questione è la legge Scelba del ’52, che regola il reato di apologia del fascismo.
Ora la parola passa al gip, ma il caso ha già sollevato polemiche. Il presidente dell’Anpi provinciale di Milano, Roberto Cenati in una nota ha definito “inquietante e grave” la decisione del “proscioglimento dei neofascisti“. Questo “nonostante le denunce della Digos per aperta apologia di fascismo, per le centinaia di braccia alzate per il saluto romano”. Il partigiano ha fatto poi riferimento alla giornata in cui è stata chiesta l’archiviazione, giovedì 4 agosto, “una data tragica per il nostro Paese. Il 4 agosto 1974 si verificò, infatti, un terribile attentato neofascista. Una bomba ad alto potenziale esplose nella quinta vettura del treno Italicus“.