Trash-Chic

Sagraiolo o festivaliero? Si sguazza tra certose e regge. Va’ dove ti porta la “filosofia” dei sensi…

Sagra del bufalotto e dei ruospi con alici di Menaica a Marina di Pisciotta, litorale Cilento. Sagra della patata e della salsiccia (senza fare un accostamento da transfer freudiano). Si gozzoviglia tra stinco di maiale, caciovallo stagionato in grotta e sagra della mulignana mbuttunata (che sarebbe la melanzana ripiena). Festa del cioccolato fondant di Modica e di Sciacca per palati golosi. Festa paesana del panuozzo e della coccetella con sottofondo di banda musicale, processione di santi, martiri e madonne e fuochi d’artificio. E tu di quale sagra sei? Roba da far schizzare alle stelle il colesterolo. Come la sagra della frittata in quella meraviglia della Certosa di Padula. Dove la tradizione insegna che Carlo V, re di Spagna, chiese ai monaci di sfamare le sue truppe. I monaci non volevano fare brutta figura, si misero subito ai fornelli e fecero un frittatone con la bellezza di mille uova.

Se invece il girovita consente ancora un peccatuccio di gola il terreno di sfida dei maestri pasticcieri della costiera amalfitana è quella delizia della sfogliatella. Tradizione insegna che l’antica ricetta nacque dall’idea di una suorina del Conservatorio di Santarosa (che oggi dà il nome al Festival gourmet) che decise di sfruttare al meglio la semola cotta nel latte che le era avanzata, arricchendo il dolcetto con crema e amarene sciroppate del giardino.

Si è appena concluso l’Estate da re (seconda edizione) alla Reggia di Caserta con eventi spot come il concerto di Ennio Morricone e dei Carmina Burana che insieme hanno totalizzato 600 e rotti elementi sul palco tra coro e orchestrali e cifre record in platea: 13mila presenze. Che conferma il sito vanvitelliano al quinto posto tra i luoghi più visitati in Italia (al primo Pompei) secondo gli ultimi dati del “Museum Index” della “Tea/Aecom” . Il filosofo Sebastiano Maffettoni, consigliere alla cultura alla Regione, è stato un genio. La filosofia non lascia solo le idee in ammollo. E Sebastiano docet: “Non credo che tutti debbano studiare filosofia per una vita come ho fatto io. Piuttosto bisognerebbe studiare filosofia da giovani (anche da bambini), se non altro per capire che le vicende umane hanno aspetti complessi che si possono e si devono affrontare in modi diversi. Questo renderebbe più utile ogni riflessione successiva su business, marketing, comunicazione…” Chiaro?

Sebastiano, mi consenta una riflessione su una “spinosa” questione poco filosofica. Vada che il primo anno non c’è stato tempo, ma trovare per il secondo anno consecutivo quel giardino di fronte alla reggia in totale stato di abbandono e degrado è una ferita che fa ruggire di rabbia. Giardini simbolo della maestosità del regno borbonico, in mezzo il viale d’accesso un tempo attraversato da carrozze di cortigiani. Oggi una spianata grande quanto tre stadi messi insieme, ricoperti di sterpaglia, cartacce e plasticume. La colta landscape designer (architetta e paesaggista) Vittoria Tamanini Pozzi mi fa notare che una volta era un giardino botanico con piante provenienti da tutto il mondo: cinnamon canphora, cedrus libani… Fu piantata qui la prima camelia japonica giunta in Europa. Cosa dice, professore Maffettoni, ce la facciamo a trovare uno sponsor per piantare due aiuole e restituire dignità “appassita” a una città che fu reale?

Twitter @januariapiromal