Per tre studenti rimasti a casa, nonostante avessero superato altre 65 scuole italiane, ce ne sono quattro che in Giappone ci sono andati. E sono arrivati quarti alle finali mondiali della RoboCup Junior a Nagoya. Da Brindisi a Schio, provincia di Vicenza, corrono quasi mille chilometri e 15mila euro di differenza. È la cifra che l’Itt Giorgi non è riuscito a raccogliere e l’Itis De Pretto sì, spedendo il suo team a fare bella figura alle fase finale del concorso di robotica per le scuole.

Maria Luisa Sardelli, preside dell’istituto tecnico tecnologico pugliese, interpellata da ilfattoquotidiano.itaveva raccontato delle “difficoltà economiche” incontrate per permettere ai suoi alunni di portare in Giappone il loro robot capace di muoversi autonomamente in un ambiente che riproduce scenari devastati da terremoti e incendi. Lo avevano progettato e messo a punto assieme a due professori, ma i pochi soldi in cassa e l’assenza di aziende che avessero voglia di sponsorizzare il viaggio ha fermato la loro corsa nella gara di robotica organizzata da una rete di istituti e – seppur patrocinata e ritenuta “pregevole” dal Miur – non inserita tra le iniziative per le quali il ministero dell’Istruzione copre le spese d’iscrizione e trasferimento per gli alunni e i loro professori.

Bisogna raccontare, tra l’altro, che IlFatto.it poche ore dopo la pubblicazione dell’articolo è stato contattato dall’Accademia italiana del codice di Internet e dal Ceo di una famosa catena di american bar, disponibili a finanziare il viaggio. Purtroppo, però, i tempi erano ormai scaduti. E in ogni caso la preside ha aggiunto, nei giorni seguenti, che i circa 14mila euro da impegnare per la partecipazione alla fase mondiale non sarebbero neanche stati il problema più importante: “La questione non si sarebbe risolta con il mero reperimento delle risorse – ha raccontato ai siti locali – Lo scoglio più difficile da superare era proprio l’organizzazione complessiva del viaggio in un lasso di tempo così ristretto”. Cioè due mesi (abbondanti) tra le finali nazionali di Foligno di inizio maggio e la tre giorni di gare in Giappone nell’ultimo week end di luglio.

Ma allora, come è riuscito l’Itis De Pretto di Schio a volare a Nagoya? “Senza contributi, non ce l’avremmo mai fatta. Concordo con la direttrice della scuola di Brindisi sulla questione delle risorse interne: i fondi che riceviamo dal Miur erano già impegnati e altri soldi in cassa non ne avevamo. E, in ogni caso, è giusto pensare a tutti i propri studenti: priorità al potenziamento di laboratori e altre strutture che rimangono alla scuola”, racconta Giovanna Deon, preside dell’istituto veneto. Così lo scorso 15 giugno, quaranta giorni dopo aver vinto in Umbria le finali nazionali nella categoria Rescue Maze, Deon ha aperto la scuola alle aziende del circondario: “Abbiamo organizzato una presentazione del nostro robot e fatto una dimostrazione pratica – spiega Deon – I potenziali investitori hanno visto con i loro occhi cosa era stato progettato dai nostri ragazzi e ho cercato di far passare il messaggio che il loro investimento avrebbe avuto un ritorno per il nostro territorio”.

Non ci sono zecchini d’oro sotterrati nel Campo dei miracoli in questa storia. “È un momento in cui bisogna darsi da fare – dice la direttrice – Non vorrei essere fraintesa, ma posso immaginare che le situazioni economiche dei due territori siano diverse. Detto questo, bisogna comunque crederci. Ci siamo attivati subito con tutte le nostre reti, la risposta c’è stata e i risultati si sono visti”. Venti aziende hanno finanziato con piccoli contributi la spedizione verso i mondiali, lo stesso hanno fatto Comune, Provincia e Regione. Totale in cassa: 15mila euro. “Abbiamo coperte tutte le spese di viaggio e raccontato l’avventura dei nostri ragazzi attraverso i social”. Dopo il quarto posto mondiale raggiunto con il loro robot, adesso gli studenti Gabriele Dalla Via, Rares Florian Covaci, Matteo Meneghini e Davide Lora sono in giro per il Giappone. “Una vacanza meritata dopo la maturità e le finali della RoboCup – sorride la preside – Sia chiaro, questa estensione l’hanno decisa e pagata le loro famiglie. Solo quella, però”.

 

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