Il francese Henri Marie Jean Andé de Laborde conte di Monpezat avrebbe voluto vedere riconosciuto il suo ruolo di monarca, o almeno di re consorte, cosa non prevista dalle regole della Casa Reale danese. Non è mai diventato re, dunque, e anzi è sempre rimasto più di un passo indietro rispetto alla moglie regina. Una frustrazione antica, che in passato aveva già provocato degli scossoni non da poco a Palazzo
Il Bardo lo aveva scritto in tempi non sospetti: “C’è del marcio in Danimarca”. Stavolta, però, Amleto non c’entra niente. Il fatto è che il principe Henrik, sposo di Sua Maestà Margrethe Alexandrine Þórhildur Ingrid, regina della nazione scandinava dal 1972, ha annunciato ufficialmente di non volere essere sepolto accanto alla moglie dopo l’inevitabile dipartita da questo mondo. L’annuncio, che conferma voci di Palazzo che circolavano da tempo, è stato dato ufficialmente dalla portavoce della casa reale: “La decisione del principe è la naturale conseguenza del fatto che non è stato trattato come pari della Regina e non ha ricevuto i titoli che desiderava”.
In pratica, il francese Henri Marie Jean Andé de Laborde conte di Monpezat avrebbe voluto vedere riconosciuto il suo ruolo di monarca, o almeno di re consorte, cosa non prevista dalle regole della Casa Reale danese. Non è mai diventato re, dunque, e anzi è sempre rimasto più di un passo indietro rispetto alla moglie regina. Una frustrazione antica, che in passato aveva già provocato degli scossoni non da poco a Palazzo: nel dicembre 2001, per esempio, la regina Margherita, malata, non poteva assistere alla consueta festa di Capodanno al castello e a prendere il suo posto non fu, come ci si aspettava, il principe Henrik ma il primogenito Federico, erede al trono. E il conte di Monpezat, che non è tipo da fare buon viso a cattivo gioco, decise addirittura di lasciare la Danimarca e rifugiarsi in Francia, allo Chateau de Caix: “In questa famiglia non sono più nemmeno il numero due. Sono diventato il numero tre”. E aggiunse di essersi sentito “messo da parte, degradato e umiliato”. Una fuga durata tre settimane e conclusasi solo perché Sua Maestà la regina andò in Francia a risolvere la questione vis à vis. Henrik aveva poi fatto sapere che la responsabilità di quanto accaduto non era della moglie né del figlio, facendo intendere che le maggiori resistenze nei suoi confronti provenivano dall’entourage reale, da chi, a Palazzo, faceva rispettare regole e consuetudini della Corona danese.
Con precedenti del genere, dunque, la scelta di non essere tumulato accanto alla moglie non sorprende affatto. Henrik voleva essere re, anche solo sulla carta, e le regole ferree di casa Glücksburg (di origine tedesca come quasi tutte le case regnanti d’Europa) non lo hanno mai permesso. Ecco perché i resti mortali di Henrik non riposeranno nella cattedrale di Roskilde, che invece ospita i re danesi e ospiterà anche la regina Margherita. Scelta coraggiosa, polemica ma coerente: divisi dal protocollo in vita, divisi dopo la morte. Non fa una piega.