Quattro mezzo cartelle, quinta proposta di un manoscritto inedito. Le indicazioni su come inviare sono qua.
Consumarsi (un micro-racconto)
Sulla spiaggia gremita l’adolescente abbronzata, dal vistoso apparecchio dentale ma a suo modo già procace, consuma lacrime copiose mentre compita con lentezza l’sms sgrammaticato del fidanzatino che le è appena comparso sul display dell’iPhone ultramoderno che tiene singhiozzando fra le dita.
Egli tenta di comunicarle che fra loro due è finita. Lungimirante lei intuisce che quello s’è infatuato della commessa del reparto sportivo OVS, nel centro commerciale New World, venditrice che gli ha maternamente vendute due Nike col plantare rialzato che lo fanno apparire più grande e più bello, pochi giorni prima.
Giace anche lì accanto il padre della fanciulla, dispiaciuto quanto Hermes costretto a ricondurre agli Inferi Euridice.
La conforta stappandole una Coca-Cola con scritto LOVE cubitale lungo il bordo metallico rosso.
Mentre con la testa bassa la porge alla figlia trattenendone la mano destra, il gas eccitato all’interno del cilindro amoroso, intravisti inaspettati bagliori di libertà, fuoriesce veloce:
“PSSCCHH…”.
Ossimoro all’acne (un micro-racconto e mezzo)
Ancora imberbe, esile e affetto d’acne, è lui l’ossimoro che s’accompagna a una ragazza dal derma all’adipe galoppante, benché molto liscio, e che ha un piercing già consunto sotto il labbro irsuto e senza senso interrogante.
L’acneico è saturo da tempo di tutta quella carne, ormai non sa più cosa farsene. Cerca allora di concludere un affare col tatuatore della spiaggia, che almeno gliela ricopra con strati d’inchiostro, distraendogli nel futuro quella coatta visione, ma a una cifra, s’intende, che sia ragionevole.
La potenziale vittima in attesa d’essere trasfigurata è là che fibrilla per quel dono inopinato, ignara com’è della prosaica motivazione.
‘Veniamoci incontro’, fa all’artista asiatico l’ossimoro, una volta che lo ha tratto in disparte usando toni melliflui, cercando di tirare sul prezzo.
Nel frattempo l’incisore estrae senza guardarlo e neppure rispondergli, i ferri del mestiere da una logora valigetta che possiede un’apertura pragmatica ma che sollecitata, lei non sempre scatta. Quindi con la scusa di tirare quella pelle decadente per appurare come meglio glorificarla, sornione viene incontro alla ragazza palpandole il braccio flaccido e ripassando più volte il palmo della mano per tutta la lunghezza.
Infine guarda nel vuoto davanti a sé facendo credere di raggiungere chissà quali sofferte ispirazioni mentre sta invece sperimentando un’erezione vigorosa.
Il fidanzato anche, dopo molto che non gli accadeva.
Salivante come il cane di Pavlov, è ora più che certo dello sconto.
Quarta di copertina
I racconti sono quasi tutti di genere comico-satirico, tra(d)endo la scintilla creativa da situazioni che ho vissuto in prima persona.
Pur derivando da reali fatti di ‘cronaca’ che mi hanno colpito, ho poi tentato di svilupparli a freddo in maniera delirante attraverso un mio sognare a occhi aperti.
Stante i temi eterocliti da essi trattati, questi scritti sono rivolti a un pubblico in teoria variegato che potrà abbracciare tutte le fasce d’età, che voglia trascorrere (mi auguro piacevolmente) un po’ di tempo leggendo di situazioni che mi sono sforzato di cogliere da un punto di vista inusuale e spesso dissacrante, e che usando come al solito una propria chiave di lettura sarà in grado di confrontare con quanto abbia già vissuto di affine relativamente ai contesti narrati, con l’intento non secondario che ciò che sta leggendo possa in qualche modo stimolarlo a reinterpretare secondo una diversa prospettiva il mondo.
NB: i due racconti csono drammaticamente inediti
L’autore
Giuseppe è un ingegnere, ha 55 anni, sposato e con due figlie.
Lavora in una multinazionale, la letteratura è il suo rifugio. Ha cominciato scrivendo poesie
passando poi alla stesura di racconti. Ha vinto anche qualche concorso “a cui temo d’aver partecipato solo per ravvivare la volontà di scrivere” dice.
Ama la Musica di Bach, i Colori di Vermeer, le Curve di Borromini, le Parole di Montale “e adoro dice ancora – un ben altro Ing, per fortuna anche lui ‘fallito’ come tale, il Sommo C.E.Gadda”.
gdesando@libero.it