Anche durante questa formidabile ondata di calore – che ha coinvolto tutti, molto più della siccità, molto più degli incendi – il tema numero uno in Italia è stata la preoccupazione che sbarcassero troppi migranti? Non posso crederlo, non è possibile, e probabilmente non è vero. Ma è vero che tra le preoccupazioni della gente, sui social, nel circuito mediatico e quello politico, non si è innescato nessun tipo di dibattito, degno di questo nome, sul caldo. Immagino anzi che le redazioni abbiano faticato per trovare ogni giorno un modo più o meno originale per “coprire” la notizia.
Che le ondate di caldo siano in stretta relazione col cambio climatico, provocato dall’abuso dei combustibili fossili e delle emissioni di gas serra, è riconosciuto ormai più o meno da tutti, ma con un misto di preoccupato fatalismo e di annoiata superficialità. Qualcuno sui media si è chiesto in questi giorni se l’Italia e l’Europa stiano dando il contributo necessario per frenare i cambiamenti climatici? Non mi pare, non me ne sono accorto. E di sicuro l’interrogativo non è arrivato al livello del cosiddetto dibattito politico.
Ma lasciamo da parte la pur decisiva questione per la storia dell’umanità, ovvero la possibilità e necessità di invertire la rotta nelle emissioni. Limitiamoci a parlare di strategie di sopravvivenza, adattamento, rimedi locali. Proviamo a enunciare in sintesi alcune questioni che avrebbero meritato e comunque meritano il dibattito pubblico popolare.
1) Per difendersi un po’ meglio dalle ondate di calore occorre anche tanta acqua per i cittadini e per contrastare le conseguenze della siccità occorre usare meglio l’acqua per l’agricoltura. In tutti e due i casi occorrono nuovi investimenti, o spese che dir si voglia. E’ una questione di sicurezza, anche.
2) I disagi provocati dalle ondate di calore non sono solo fastìdi degni di cronache di costume ironiche, ma picchi di morti premature. Come sta andando, sotto questo punto di vista, l’estate 2017? Qualcuno è in grado di dirlo?
3) Bisogna riconoscere che le aziende che distribuiscono l’energia elettrica sono state quest’anno capaci di prevenire i black out che si erano verificati gli anni scorsi nei momenti di più alto consumo. Questo deriva anche dalle diffusione di condizionatori un po’ meno energivori? Qualcuno è in grado di dirlo?
4) Riprendo i temi che avevo esposto in un post di due estati fa perché la penso nello stesso modo e non mi sembra che le cose siano cambiate. Un punto centrale di quel ragionamento è che sono necessari condizionatori di tipo nuovo che non debbano necessariamente buttare fuori aria calda mentre fanno quella fresca. Esistono? Si usano?
5) Il raffreddamento sta diventando sempre di più una necessità se non un diritto, e diventa una questione pesante e presente per tutti al pari del riscaldamento domestico. C’è qualcuno che se ne sta occupando sistematicamente?