Quattro o cinque persone sono entrate in azione sulla strada provinciale 272 tra Apricena e San Marco in Lamis, in provincia di Foggia. Si tratta dell'ennesimo omicidio dall'inizio del 2017: negli ultimi 8 mesi si contano 17 morti tra Capitanata e Gargano. Uccisi anche due contadini incensurati, la cui una colpa è stata assistere all'omicidio. Il sindaco: "Episodio orribile, intervenga il governo". Giovedì il ministro Minniti a Foggia, mentre il vescovo di San Severo tuona: "La violenza ci porta nella giungla"
Un’esecuzione in pieno giorno, in strada, vicino alla stazione di San Marco in Lamis, nel Foggiano. Con due vittime innocenti, colpevoli solo di aver assistito all’omicidio di un presunto boss. L’ennesimo agguato nella guerra di mafia che si sta consumando tra la Capitanata e il Gargano dall’inizio dell’anno rompe gli schemi del passato, colpendo anche i testimoni delle faide, che hanno lasciato sull’asfalto 17 morti nel 2017. Otto da giugno ad oggi. Mercoledì mattina un commando ha ucciso le ultime quattro persone tra Apricena e San Marco in Lamis. Due le vittime designate: Mario Luciano Romito, figura di spicco dell’omonimo clan di Manfredonia scarcerato solo 6 giorni fa e suo cognato. Mentre gli altri due assassinati sono dei contadini incensurati, i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, testimoni involontari dell’agguato.
Chiara agli investigatori la matrice mafiosa dell’assalto che potrebbe essere l’ultimo capitolo di una scia di sangue che va avanti da maggio, quando due persone vennero ferite a colpi di kalashnikov tra le bancarelle del mercato di San Marco in Lamis. Un’azione seguita dal duplice omicidio di Antonio Petrella e suo nipote Nicola Ferrelli, ritenuto vicino al clan Di Summa. I due vennero ammazzati senza pietà il 20 giugno alla periferia di Apricena. Dopo averli affiancati in corsa, i killer crivellarono di colpi la loro auto con pistole, fucili e kalashnikov. Poi scesero e, secondo la ricostruzione degli investigatori, hanno finito i due con diversi colpi al volto, sfigurandoli. Una mattanza, come quella di mercoledì. Che – sono le prime ipotesi investigative, complesse visto il “grado” di Romito – potrebbe anche essere legata a un omicidio dello scorso marzo alla periferia di Monte Sant’Angelo.
Lo scorso 27 luglio, invece, a Vieste, sempre nel Foggiano, un uomo legato alla mala garganica era stata assassinato all’ora di pranzo all’interno della propria attività commerciale davanti alla propria famiglia e ai turisti. Con l’agguato di oggi, sale a 17 il numero di vittime di omicidi legati alla guerra di mafia in atto tra la Capitanata e il Gargano da oltre un anno.
“E’ un episodio orribile, non conosciamo ancora i dettagli di quanto avvenuto ma negli ultimi mesi sono tanti gli episodi che hanno coinvolto la nostra provincia. Occorre al più presto un incontro tra tutti i rappresentanti del territorio con il ministro dell’Interno“, afferma il sindaco di San Marco in Lamis, Michele Merla. “Vogliamo essere ascoltati – ha aggiunto il sindaco – così non si può andare avanti. Serve un intervento del governo, le istituzioni nazionali devono intervenire per la nostra provincia, non possiamo più assistere a questa efferatezza”.
Una richiesta accolta dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, che giovedì presiederà una riunione del Comitato Nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica nella prefettura di Foggia e incontrerà, oltre al sindaco del capoluogo, i primi cittadini di alcuni comuni della provincia coinvolti nella guerra di mafia che sta insanguinando la Capitanata. Sull’emergenza criminalità è intervenuto anche il vescovo di San Severo Giovanni Cecchinato per ricordare che “la violenza, in ogni sua forma, va sempre aborrita” essendo “un male in sé che crea solo ulteriori problemi” al territorio. Il rischio, è stato il monito del vescovo, è che la violenza “ci porti nella giungla”.
Aggiornato dalla redazione web il 9/8 alle 21.03