Vigile del fuoco e piromane? Quando la realtà supera la fantasia. Nell’Italia in cui ogni cittadino è sempre pronto a sputare odio sui politici, accusati di essere disonesti anche quando vengono scagionati da tutte le accuse perché il fatto non sussiste, non ci si sofferma mai abbastanza a stigmatizzare i crimini più infami che “normali cittadini” commettono ogni giorno. L’ultimo, in ordine di tempo, è il “signor” Davide Di Vita, classe 1975, da Vittoria (Ragusa).
Di Vita è un volontario vigile del fuoco che è stato arrestato dalla polizia di Ragusa, diretta da Antonino Ciavola all’interno dell’operazione “Efesto”, con l’accusa di aver appiccato incendi tra il 2013 e il 2015 al fine di essere chiamato poi a spegnerli, per denaro. Dieci euro all’ora erano per lui sufficienti a incendiare ettari di verde pubblico. Un reato non solo ambientale, ma potenzialmente di strage, dal momento che un incendio, una volta appiccato decide lui verso dove e contro cosa o chi estendersi.
La polizia è arrivata agli arresti su base deduttiva: i vigili del fuoco del turno D erano in chiamata d’emergenza molto più spesso di tutti gli altri. Non appena scattava il turno dei pompieri volontari coordinati da Davide Di Vita, sembrava che i fuochi e i piromani si scatenassero. Nel giro di poche settimane, la squadra D, composta da 15 persone, aveva compiuto tre volte gli interventi degli altri e guadagnato dunque il triplo. Erano così spesso in servizio che nella caserma di Santa Croce Camerina i volontari degli altri turni cominciavano a chiedere di essere ammessi a far parte di quella squadra “magica”. Coinvolti nel giro dei pompieri-piromani anche dei loro amici e parenti, che chiamavano il 115 per avvisare di roghi inesistenti “causati da animali” (e in un certo senso, questo era vero… solo che si trattava di bipedi senza piume).
La giustizia farà il suo corso anche nei confronti di Di Vita e della sua squadra. A me interessa soffermarmi sull’aspetto sociologico e psicologico della vicenda, poiché non capita tutti i giorni – per fortuna – di commentare un vigile del fuoco piromane.
Di Vita ha chiuso il suo profilo Facebook una volta agli arresti domiciliari. Quella di chiudere il profilo FB sta diventando una sorta di mossa obbligata per chiunque salga alla ribalta delle cronache, per qualsivoglia motivo. Alcune persone ritengono che dalla lettura pubblica di ciò che hanno scritto sui loro social, possano conseguire ulteriori problemi. Mi piace pensare che questi individui si vergognino di tutte le bufale e fake news che hanno fatto rimbalzare, senza curarsi di verificare la fonte dell’informazione.
Certo è che se sei stato arrestato per uno dei reati più infami e infamanti che si possano immaginare (truffa ai danni dello Stato e incendio) – e per il quale io suggerisco al pm si possano estendere le aggravanti di tentata strage e di alto tradimento (della divisa dei vigili del fuoco, dell’ambiente, della Repubblica italiana, in modo che la sanzione al signor Di Vita sia molto ma molto più pesante del “semplice” ecoreato) mi viene difficile pensare che la tua situazione possa aggravarsi sulla base delle fregnacce che hai pubblicato su Facebook, ma tant’è.
Grazie al giornalista Marco Zonetti di Affari Italiani, che ha controllato il profilo prima che venisse bloccato, nel caso di Di Vita, nel suo profilo non mancava l’inneggiare al Duce e a Vladimir Putin (che, sia detto per onestà intellettuale: a uno come Davide Di Vita lo avrebbero entrambi fatto fucilare in piazza, per questo reato), e poi tutta la solita serie di diffamazioni nei confronti di Maria Elena Boschi (incensurata) e suo padre (scagionato dall’indagine che lo riguarda); video di politici a Cinquestelle, considerazioni sulla cosiddetta “famiglia tradizionale”, rimbalzi dal blog di Grillo sulle “farine velenose” (sic!) e le solite contumelie contro la classe politica, secondo Di Vita disonesta e ladra. Beh, certo non disonesta quanto lui.
La magistratura vaglierà le attenuanti del caso e le aggravanti. Io posso solo sperare che, fra queste ultime, si includa quella di alto tradimento, in modo da radiare Di Vita dal corpo dei volontari dei vigili del fuoco e di tenerlo nel più lungo periodo di rieducazione possibile.