La storia che ha catalizzato la cronaca continentale è quella della fino ad allora sconosciuta Chloe Louise Ayling, balzata tra i titoli della stampa come protagonista di una vicenda che ha dissetato il disidratato pubblico della torrida estate.
Qualche giorno fa, la ventenne originaria di Oldbury, nella regione inglese delle West Midlands, si presenta al Consolato britannico di Milano spiegando di essere stata vittima di un rapimento al quale è miracolosamente scampata.
Era destinata ad esser venduta all’asta via Internet a qualche riccastro mediorientale intenzionato a comprare una bella schiava in grado di soddisfare anche i suoi più bizzarri desideri sessuali. Un terribile destino a luci rosse destinato a un epilogo cruento: una volta esaurito l’interesse dell’acquirente, la giovane sarebbe stata data in pasto alle tigri (probabilmente comprate anch’esse su eBay).
La promozione del “prodotto” e la dinamica di assegnazione al miglior offerente non sarebbe avvenuta sul “normale” web, ma avrebbe sfruttato i canali sotterranei della rete. A occuparsi dell’organizzazione dell’irripetibile affare la sedicente organizzazione criminale Dark death, la gang della “morte nera” che dominerebbe i traffici più loschi negli inferi del deep web (località gettonata dai cronisti in questa stagione non meno dei lidi romagnoli).
La ragazza, evidentemente sotto choc, è riuscita ad arrivare agli uffici diplomatici di Sua Maestà la Regina grazie alla cortese disponibilità del suo stesso rapitore che l’ha accompagnata personalmente al Consolato offrendo il proprio generoso supporto narrativo a chiarimento dell’accaduto. Il gentleman che si è prodigato nel caritatevole gesto è un polacco di altri tempi e si chiama Lukasz Pawel Herba. Ha appena cercato – senza riuscirci – di vendere al Daily Mirror la notizia di una modella rapita dalla mafia russa e miracolosamente tornata in libertà.
E’ lui che ha chiamato la signorina Ayling a Milano per un servizio fotografico: si erano conosciuti a Parigi per un’analoga esperienza, sfumata al verificarsi di uno degli attentati terroristici che hanno funestato la capitale francese. Questa si prospettava come un’occasione importante per una fanciulla che – pur in possesso di 203mila followers su Instagram – era etichettata come Page 3 model, espressione spregiativa che allude alle giovincelle scollacciate esibite per lunghi periodi nella terza pagina del tabloid The Sun.
L’11 luglio Miss Ayling si presenta a Milano. L’appuntamento è in un edificio abbandonato. Lei ricorda che una persona con guanti neri l’ha afferrata da dietro, bloccandola con una mano sul collo e l’altra sulla bocca, così da impedirle di urlare. Rammenta poi che un altro tizio che indossava un passamontagna (tipico indumento estivo, indispensabile per passare inosservati) le avrebbe praticato un’iniezione piantandole una siringa nell’avambraccio destro.
A scorrere i giornali delle nostre parti, la ragazza sarebbe stata drogata con chissà quale farmaco, ma leggendo la stampa britannica si scopre che la puntura praticata avrebbe contenuto un sedativo per cavalli a base di chetamina.
Quando Chloe si è riavuta dal tramortimento è potuta andare con il suo rapitore (del complice si sarebbero perse le tracce) a fare la spesa in botteghe di alimentari e poi shopping in una sorta di via crucis di negozi di scarpe, attività tipica – direi tradizionale – di qualunque sequestro di persona.
Sbrigate queste faccende di routine, il signor Herba ha provveduto a pubblicare il suo annuncio commerciale, definendo nel minimo dettaglio le modalità dell’asta online per l’aggiudicazione della ragazza. Vuole 300mila euro ed è pronto ad offerte e rilanci non appena appreso che il “manager” di Chloe non accetta una transazione seppur scontata.
A quel punto – tra le tante immagini descrittive del “prodotto di intrattenimento sessuale” – l’insuperabile Lukasz Pawel Herba scatta la fotografia dell’imballo ed immortala la modella appallottolata in una grossa valigia. I goliardi più impenitenti non hanno tardato a scoprire che l’ispirazione di un simile involucro per la spedizione arrivava da un celebre passaggio del film Amici miei – Atto II.
E’ la scena di Carmencita, la contorsionista concupita dal Conte Mascetti e poi lasciata in albergo con la tecnica del “rigatino”, che – rintracciato il “fuggitivo” al bar del Necchi – accetta di esibirsi nel suo numero per il professor Sassaroli nelle vesti di sedicente impresario circense. La donna, sulle note di una musica orientaleggiante, entra nel pesante bagaglio che – chiuso fulmineamente dalla cricca di amici – viene caricato sul rimorchio di un pullman turistico in partenza sul piazzale.
Il mondo si è prima indignato dinanzi a tanta crudeltà, poi ha immaginato un ravvedimento operoso del polacco autoarruolatosi in una fantomatica banda del sottosuolo informatico, ha apprezzato il beau geste del rapitore che libera la donna perché “mamma” e come tale non ammessa come vittima dal codice deontologico dei commercianti di carne umana a scopo sessuale. La gente ha persino provato commozione nel sentire il signor Herba che ha ammesso ogni sua responsabilità e ha spiegato di aver agito spaventato dalle spese che avrebbe dovuto sostenere per curarsi dalla leucemia.
Nel frattempo, la signorina Chloe, rientrata a casa dai genitori e dal suo amato cagnolino, ha appena firmato un contratto con Kruger Crowne, noto agente di spettacolo che ha nel suo portfolio Cher, Bob Geldof e altri personaggi che non hanno avuto bisogno di esser rapiti per trovare notorietà.
L’estate può continuare. Fino al prossimo scoop.