Il progetto, coordinato dal dipartimento di Scienze agro ambientali e territoriali dell'Università di Bari, è stato finanziato nell'ambito del programma Era-Net WaterWorks 2014. Il direttore Francesco Fera spiega al Fatto.it: "Rappresenta uno straordinario cambio di passo. Se riutilizzassimo tutta l’acqua prodotta potremmo irrigare il 20% dei terreni agricoli pugliesi”
La siccità si combatte con un’idea made in Italy. Si chiama Desert ed è un sistema innovativo, unico al mondo, di gestione delle risorse idriche in agricoltura, razionalizzazione della risorsa idrica ma, soprattutto, di quantificazione e gestione dei nutrienti dell’acqua per diverse specie colturali. Il progetto è stato finanziato nell’ambito del programma Era-Net WaterWorks 2014 di Horizon 2020. L’idea nasce dal gruppo di ricerca coordinato dal professore Salvatore Camposeo e dal dottore Gaetano Alessandro Vivaldi del dipartimento di Scienze agro ambientali e territoriali dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”.
Ma cosa fa in concreto Desert? “E’ un sistema che rappresenta uno straordinario cambio di passo sia per gli agricoltori e che per i gestori della distribuzione delle risorse idriche (Acquedotti e consorzi di bonifica) nella gestione dell’acqua e dei fertilizzanti (riduzione di questi dal 20% al 40% a seconda delle specie di interesse agrario) – racconta al fattoquotidiano.it il direttore del progetto Francesco Fera – potendo contare sull’utilizzo di acque affinate dai depuratori ed evitando, quindi, lo spreco della risorsa idrica. Se riutilizzassimo tutta l’acqua reflua prodotta potremmo irrigare il 20% dei terreni agricoli pugliesi”.
A seguito di una serie di analisi e sperimentazioni realizzati in Italia, nel Mediterraneo, in California e altri Paesi, è nata l’esigenza di mettere a punto nuove soluzioni tecnologiche in grado di valorizzare e diffondere la risorsa idrica non convenzionale. Camposeo e Vivaldi, in sinergia con i colleghi spagnoli Emilio Nicolas e Francisco Pedrero del Consejo Superior de Investigaciones Científicas, con Annamaria Stellaci del CREA, con Phelippe Lebalilly e Michele Moretti del Gembloux Agro-Bio Tech – University of Liège hanno così dato vita al progetto.
Per queste ragioni Desert è stato candidato nell’ambito del programma EraNet WaterWorks2014, classificandosi tra i 16 progetti ammessi a finanziamento, con un budget di circa 1,5 milioni di euro, su 114 candidature provenienti da tutta Europa. Tre le fasi in cui si sviluppa: la messa a punto di un sistema di trattamento delle acque reflue urbane ad energia solare denominato HidroNic Desal, l’interconnessione tra il sistema di trattamento delle acque HidroNic Desal ed una piattaforma per la fertirrigazione denominata HidroNic Fert, e la messa a punto di un sistema innovativo di monitoraggio, a energia solare, delle acque reflue urbane affinate per la gestione sostenibile dei fertilizzanti.
“Il progetto – aggiunge Fera, che da quasi 15 anni accompagna enti pubblici e privati nello sviluppo e nella sperimentazione di idee innovative – potrà quindi avere un fortissimo impatto proprio nei territori più critici, come quelli del Mediterraneo, nell’approvvigionamento della risorsa idrica, per questo è stato oggetto di attenzione scientifica anche da studiosi arabi e californiani”. I primi risultati sono stati talmente incoraggianti da richiamare l’attenzione di alcuni enti locali, come un’amministrazione comunale della Provincia di Barletta Andria Trani che ha già manifestato interesse circa la trasferibilità nella propria area. Inoltre è allo studio un processo di upgrading su larga scala, coinvolgendo soggetti significativi come l’Acquedotto Pugliese e i Consorzi di Bonifica.