Stato di agitazione e quattro giorni di sciopero. Così l’assemblea dei giornalisti del gruppo Condé Nast risponde alla chiusura annunciata di quattro testate italiane del gruppo e ai circa 40 esuberi prospettati dalla casa editrice. “In occasione di un incontro convocato in gran fretta il 28 luglio, alla vigilia della chiusura estiva, l’azienda ha infatti comunicato al Cdr di voler procedere in questo senso: chiusura di testate, incentivo all’esodo e poi eventuali licenziamenti individuali e collettivi”, si legge nel comunicato sindacale.
Una situazione ritenuta inaccettabile perché “Condé Nast ha usufruito in questi anni di ammortizzatori sociali: ha utilizzato e continua a utilizzare cioè soldi pubblici che, in base alla legge, devono essere impiegati proprio per evitare i licenziamenti e rilanciare le testate”. A cinque mesi dalla fine della solidarietà, invece, continua il comunicato, “preannuncia alle rappresentanze sindacali che i cosiddetti esuberi sarebbero aumentati fino ad ammontare adesso a un terzo dell’intero corpo redazionale“.
Da qui, nascono diverse domande da parte dei giornalisti, tra cui “perché l’azienda, che avrà anche visto una diminuzione dei profitti negli anni, ma non ha certo un bilancio in rosso, continua a gonfiare gli esuberi?”. Anche perché, sostiene la nota dell’assemblea, “da quello che abbiamo potuto vedere fino a oggi, al taglio del costo del lavoro dei redattori ha fatto da contraltare solo l’assunzione di numerosi consulenti esterni e di figure apicali e manageriali – si legge – Senza una corrispondenza con piani editoriali di lungo respiro”. Da qui la decisione dell’assemblea di redazione di chiedere un incontro urgente e affidare al Cdr un pacchetto di quattro giorni di sciopero.