La donna, insegnante di Lettere, ha lanciato un accorato appello rivolto soprattutto ai giovani, futuro del Paese. "Questa realtà ci appartiene: non abbassate lo sguardo. Luigi e Aurelio ne sono stati travolti e con loro tutti noi"
“La mafia è connivenza: è girare la testa dall’altra parte. Voi non abbassate lo sguardo”. Risuona forte l’appello nella chiesa Santissima Annunziata di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, durante i funerali di Aurelio e Luigi Luciani, i due fratelli contadini uccisi probabilmente perché “colpevoli” di aver assistito all’agguato contro il presunto boss Mario Luciano Romito. A pronunciarlo è la cognata delle vittime che dall’altare ha lanciato un accorato appello rivolto soprattutto ai giovani, “sogno e speranza” del futuro. “Da insegnate ho sempre spiegato la mafia – le parole della donna, professoressa di lettere – Ho cercato di farvi capire ma abbiamo sempre studiato una realtà che sembrava non appartenerci. No ragazzi miei, questa realtà ci appartiene”.
“La mafia è qui, serpeggia nei nostri ambienti: cruda, cieca e silenziosa – continua l’insegnate – La mafia è connivenza. La mafia è girare la testa dall’altra parte. Voi non abbassate lo sguardo. La mafia è un atteggiamento subdolo. La mafia non ha la pietas degli antichi eroi che rendevano onore ai propri avversari. La mafia insegue. La mafia crivella di colpi. La mafia uccide chi aveva l’unica colpa di essere in quel momento al lavoro. E Luigi e Aurelio ne sono stati travolti e con loro tutti noi”. Le parole forti seguono l’appello del ministro Marco Minniti che ieri aveva chiesto una “rivolta morale” per sconfiggere la mafia foggiana.
Una situazione, quella sul Gargano, in cui non è semplice mettere ordine, dove le mafie sono rafforzate dall’omertà anche della popolazione, stigmatizzata in una recente relazione della Dia. Un connubio micidiale quello tra mafia e omertà che, come scrive la Direzione nazionale antimafia nell’ultima relazione, ha portato a un “capillare controllo del territorio” da parte di un’organizzazione criminale “moderna e flessibile”, proiettata verso il “modello di mafia degli affari”, ma che trae “la sua forza dalla capacità di coniugare la sua proiezione più avanzata con i tradizionali modelli culturali del territorio, primo tra tutti l’omertà”.
Ed è proprio contro “quel girare la testa dall’altra parte” che si è schierato ieri il ministro dell’interno al termine del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica a Foggia, invitando gli stessi cittadini alla rivolta morale. “La lotta contro le mafie è una grande battaglia di civiltà – ha spiegato Minniti – E naturalmente su questo fronte è molto importante coinvolgere l’opinione pubblica, avere cioè un partecipazione attiva della gente ed è per questo che io oggi ho voluto ascoltare i sindaci e i loro consigli. E a loro ho chiesto di essere parte attiva, perché serve una sorta di rivolta morale nelle popolazioni di questa Provincia”.