Il presunto boss e suo cognato tumulati venerdì mattina alle 7 dopo una cerimonia funebre in forma strettamente privata. Nel pomeriggio, invece, si sono tenuti i funerali dei due contadini: proclamato il lutto cittadino. L'esame autoptico conferma il metodo mafioso dell'agguato: Romito è stato finito con un colpo di grazia sparato da distanza ravvicinata, i fratelli Luciani assassinati a colpi di kalashnikov. Nuova ipotesi al vaglio degli inquirenti: "Forse uno scambio di persona". E si verifica la presenza di una turista, allontanata prima della strage
Funerali in forma strettamente privata all’alba e tumulazione nel cimitero di Manfredonia, alle 7, per Mario Luciano Romito e il cognato Matteo De Palma, uccisi mercoledì mattina sulla Pedegarganica tra San Marco in Lamis e Apricena in un agguato costato la vita anche a due contadini della zona, testimoni involontari – ma si vagliano anche altre ipotesi, come lo scambio di persona – dell’esecuzione del presunto boss della mafia garganica.
Le esequie si sono tenute con pochi familiari per ordine del nuovo questore di Foggia, Mario della Cioppa, che ha vietato una cerimonia pubblica. Un nuovo gesto di censura verso la mala foggiana, dopo la “durissima risposta” dello Stato annunciata giovedì dal ministro dell’Interno Marco Minniti che – dopo 17 morti dall’inizio dell’anno e mesi di richieste di istituzioni locali e associazioni antimafia – ha trasformato l’emergenza criminalità nel nord della Puglia in un “caso nazionale”.
L’autopsia dei quattro corpi ha intanto confermato la modalità tipicamente mafiosa della mattanza. Con tratti e armi tipiche della criminalità garganica. Un’azione da killer professionisti: Romito, primo obiettivo del commando entrato in azione attorno alle 10, è stato assassinato con due colpi di fucile calibro 12, entrambi alla nuca. Il primo durante l’attacco e il secondo come colpo di grazia, esploso a distanza ravvicinata.
Un colpo – sempre di fucile calibro 12, arma utilizzata spesso dalla mafia foggiana – è stato utilizzato per suo cognato, Matteo De Palma, incensurato, che faceva da autista al presunto boss di Manfredonia e mercoledì lo aveva accompagnato a 50 chilometri da casa appena sei giorni dopo la scarcerazione. Uno degli aspetti, quello della presenza di Romito tra San Marco in Lamis e Apricena, sul quale si stanno concentrando le indagini della Procura di Foggia e della Dda barese guidata dal procuratore Giuseppe Volpe.
Dopo aver freddato i due, secondo la ricostruzione degli inquirenti, i sicari hanno inseguito e ammazzato con le stesse modalità anche Aurelio e Luigi Luciani, colpevoli di aver assistito all’agguato. Contro di loro il commando ha fatto fuoco con un kalashnikov: Aurelio, che aveva tentato la fuga, è stato raggiunto da due colpi al fianco e al gluteo, mentre Luigi è stato assassinato con due colpi alla nuca. A loro, sarebbe emerso dall’autopsia, non è stato riservato il colpo di grazia: un particolare che avvalorerebbe la loro completa estraneità alle vicende della criminalità organizzata. I loro funerali si terranno nel pomeriggio a San Marco in Lamis, dove è stato proclamato il lutto cittadino.
Gli investigatori, riguardo ai motivi che hanno portato i due nel mirino dei sicari, stanno vagliando tra le ipotesi anche che siano rimaste vittima di uno scambio di persona. I carabinieri stanno accertando se i Luciani possano essere stati scambiati per persone vicine a Romito perché viaggiavano a bordo di un pick up bianco, veicolo forse identico a quello utilizzato da gente conosciuta dal capoclan di Manfredonia. Gli inquirenti stanno anche verificando la circostanza della presunta presenza nella zona dell’agguato di una turista americana – ma altre fonti parlano di nazionalità tedesca – che potrebbe aver incrociato i killer e potrebbe essere stata allontanata dal commando prima che venisse compiuta la strage.