Servono i soldi per fermare il flusso di migranti che arrivano in Libia e il problema “non si risolve sulle nostre coste”, ma al “confine desertico libico nel sud”. Il generale Khalifa Haftar, che controlla la regione della Cirenaica, formula la propria ricetta per risolvere il problema parlando al Corriere del Sera. E mette sul piatto la richiesta: 20 miliardi di dollari per addestrare le sue forze e controllare i 4.000 chilometri di confine sud della Libia. Altro che navi italiane davanti alle coste di Tripoli (“Non vi attaccheremo, ma non si entra nelle nostre acque senza permesso”, dice) che non aveva digerito perché – afferma – non era al corrente dell’intesa con Roma, stretta solo dal premier Sarraj.
“Il problema migranti non si risolve sulle nostre coste. Se non partono più via mare ce li dobbiamo tenere noi e la cosa non è possibile. Anche gli accordi del vostro ministro degli Interno Minniti con le tribù, le milizie e le municipalità del nostro deserto sono solo palliativi, soluzioni fragili – spiega Haftar al quotidiano di via Solferino – Dobbiamo invece lavorare assieme per bloccare i flussi sui 4.000 chilometri del confine desertico libico nel sud. I miei soldati sono pronti. Io controllo oltre tre quarti del Paese. Possiedo la mano d’opera, ma mi mancano i mezzi. Macron mi ha chiesto cosa ci serve: gli sto mandando una lista”.
La lista del generale comprende corsi di addestramento, munizioni, armi, elicotteri, mezzi tecnologici e “materiali per costruire campi armati di 150 uomini ciascuno altamente mobile e posizionati ogni minimo 100 chilometri”. Il tutto per una cifra stimata di “circa 20 miliardi di dollari distribuiti su 20 o 25 anni per i Paesi europei uniti in uno sforzo collettivo“. Che sarebbe minimo, sostiene, rispetto a quanto l’Europa stanzia per Erdogan: “La Turchia prende 6 miliardi e passa da Bruxelles per controllare un numero infinitamente inferiore di profughi siriani e qualche iracheno – dice – Noi in Libia dobbiamo contenere flussi giganteschi di gente che arriva da tutta l’Africa. Se ogni governo europeo contribuisce ad aiutarci, per voi la spesa diventa irrisoria”.
Haftar chiarisce poi che non attaccherà le navi italiane, ma sottolinea che “noi libici teniamo alla nostra indipendenza e sovranità” e “nessuno può entrare con mezzi militari nelle nostre acque territoriali senza autorizzazione”. Verrebbe, infatti, considerata “un’invasione e abbiamo il diritto-dovere di difenderci, anche se chi ci attacca è molto più forte di noi. Vale per l’Italia, come per qualsiasi altro Paese”. E l’accordo tra Italia e Libia che porta le navi della Marina nelle acque di Tripoli è passato solo da Sarraj: “Io non vi ho dato alcuna luce verde. Non solo, nessuno ci ha mai detto nulla. È stato un fatto compiuto, imposto senza consultarci”.
Un problema principalmente interno, quindi, con il premier Sarraj che “ha violato in modo grave” l’intesa raggiunta a Parigi, “dove si dice esplicitamente che mosse di questo genere vanno coordinate tra noi”. Ma, aggiunge Haftar, “la violazione è anche italiana” perché “sanno benissimo che Sarraj non ha alcuna autorità per permettere alle vostre navi di venire nelle nostre acque territoriali”. Tanto che, conclude, “dopo che ho protestato è venuto personalmente il numero due dei vostri servizi a scusarsi, promettendo che avrebbe investigato per capire dove a Roma avevano sbagliato”.