In una lunga intervista rilasciata a Quotidiano.net, l'imprenditore-viveur scioglie il silenzio. L'attività culturale di cui va più fiero? Mister Enjoy risponde sicuro: "Quella dei social network"
“Credo che tra 30 anni il mio caso si studierà a scuola“. A parlare è Gianluca Vacchi che, in una lunga intervista rilasciata a Quotidiano.net, scioglie il silenzio dopo il maxi pignoramento di beni e azioni che lo ha interessato nei giorni scorsi. Un debito da 10 milioni quello accumulato dall’imprenditore-viveur con il Banco Bpm, che ha portato alla confisca di ville, azioni, yacht e quote del golf club Casalunga di Castenaso ora di proprietà dell’istituto bancario.
“L’istituto ha messo in campo i suoi strumenti, io pagherò se e nella misura in cui il tribunale riterrà. Su questo non si discute – le parole dell’imprenditore – Ho avuto rapporti per centinaia e centinaia di milioni di euro con istituti bancari che ho sempre onorato”. E riguardo alla confisca del golf club, il cui passaggio di proprietà deve ancora essere perfezionato, il 50enne bolognese commenta: “Quando gestisci un portafoglio di partecipazioni devi farlo in base a orientamenti strategici. Ero un golfista, avevo 2 di handicap, poi ho smesso e ho perso interesse. Mio padre, inoltre, è morto da molto tempo. Non c’era più motivazione per continuare a investire lì e ho venduto a una compagine societaria”.
Numerose le critiche piovute dai social per il re indiscusso della mondanità che così risponde: “La rete è democratica, se non ti va bene puoi ‘cambiare canale’ – e soffermandosi sulla notorietà e sul clamore mediatico delle sue apparizioni spiega – “Io ho sempre vissuto così. E sui social network non ho maschere, non ho costruito un personaggio virtuale che differisce dal reale. I social mi hanno solo aumentato la platea. Il problema è sociologico: i giovani vivono in un vuoto emulativo. Se fossi un giovane, in chi dovrei identificarmi? In un politico non credo, in un imprenditore della terza età che fatica a lasciare la poltrona nemmeno, gli sportivi sono a tempo determinato. Magari vedono in me qualcuno che ha fatto un po’ tutto. L’attività di cui vado più fiero? Da un punto di vista culturale è quella dei social network. Credo che tra 30 anni il mio caso si studierà a scuola”.