Per 29 anni della mia vita questi sei giorni sono trascorsi ragionando attorno a due sole domande. “Cosa si fa la notte di san Lorenzo? Falò, grigliata o discoteca?”. “Dove si trascorre il Ferragosto? Si va a ballare, oppure il 15 ci si fionda in spiaggia presto per piazzare l’ombrellone – e gazebo, materassini, sdraio e lettini – prima degli altri?”. Non è stato sempre semplice, ma è un rito pagano al quale non ti sottrai. Mai.

Questa volta la domanda non esiste. Per la prima volta, la settimana di Ferragosto sta trascorrendo a Milano. Per un pugliese è come se un milanese passasse un anno intero senza ‘ape’ o un napoletano decidesse di ignorare la festa di san Gennaro. Stereotipi, direte. Eppure alzi la mano un pugliese che non ha mai comprato carbonella e salsicce il 10 agosto o non ha messo un’anguria in ghiacciaia il 14 sera.

Serve, dunque, arrangiarsi. Regola numero uno di sopravvivenza: ignorare i gruppi Whatsapp degli amici di giù. Comma 2: togliere il download automatico delle foto: se vedi uno sfondo azzurro e un color ocra in primo piano, non scaricarla. Regola numero due: limita l’uso dei social. Eviterai in questo modo le notifiche degli inviti alle feste e le foto dei falò. Regola numero 3: lavora di fantasia trasformando Milano in una #milanomarittima. Un po’ di esempi in questa gallery (seguita dalla fase 4).

A questo punto è più semplice pensare qualcosa tipo: “Milano è veramente una figata in questo periodo. Non c’è traffico, non esistono le code nei supermercati – fossero anche le 17 di sabato – e nel week end puoi persino non prenotare nei (pochi) ristoranti aperti”.

Il traffico, i ristoranti pieni e le code ovunque sono in Puglia proprio in questi giorni, e in fondo tutto questo è ciò che – spesso – non sopporti di Milano durante le restanti 51, o giù di lì, settimane dell’anno. Insomma, si sta meglio tra Porta Romana e Isola. Ce l’hai fatta. Ti sei quasi convinto che viale Papiniano senza traffico sia meglio di Torre Guaceto, San Foca, Porto Selvaggio e Punta Prosciutto con i vicini di ombrellone che hanno portato parmigiana fritta e rifritta, sessantaquattro Peroni (se sono baresi) o Dreker con la “kappa” (se sono brindisini o leccesi) oppure Raffo se tarantini. Più 12 frittate, 32 mozzarelle, due angurie. E hanno sistemato la nonna in seggiola all’ombra, da dove controlla quattro nipoti urlanti con l’aria della matrona romana.

E invece in quel momento arriva lei, quando ormai sei certo di essere salvo e di aver schivato i messaggini infami degli amici: la notifica su Whatsapp della mamma. Anteprima: ‘Foto’. Apri in tranquillità e scarichi lo scatto di default. Pensi, ingenuo, di aver dimenticato, come sempre, qualcosa al rientro e lei l’ha ritrovato in fondo all’ultimo cassetto dell’armadio. “Ciao, peccato che tu quest’anno non possa mangiarlo. Ti voglio bene, la mamma. Tutto bene? Cosa fai?”. Ritratto della tajedda di riso-cozze-e-patate, il Natale laico di qualunque pugliese.

Risposta telegrafica: “Sono al super. Sto comprando un’anguria che costa 1,59 euro al chilo. Una rapina a volto scoperto. Però non c’è coda in cassa. Ti voglio bene“.

Queste poche, stupide righe sono dedicate ai quattro gatti che abitano Milano o qualsiasi altra metropoli nella settimana più infame dell’anno. Che siano essi pugliesi, siciliani, calabresi o campani. O di qualunque posto in cui il Ferragosto è l’anti-vigilia di Natale o il secondo giorno dopo Pasqua. Stay strong. With or without riso-cozze-e-patate

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