Il rapporto del neonato Ufficio valutazione impatto del Senato sulla capacità progettuale dell'Italia in termini di qualità .Il 70% dei progetti infrastrutturali presentati alla Commissione scontava "problemi sulla valutazione del mercato interno o nell'impianto progettuale". Il problema è a monte: le leggi che dovrebbero imporre un'analisi accurata non vengono applicate e non ci sono sanzioni per gli enti che non le rispettano
Il 90% dei “Grandi progetti” che le Regioni italiane hanno presentato alla Commissione Ue nel periodo 2007-2013 chiedendo che fossero finanziati con fondi europei aveva “un’insufficiente analisi costi-benefici“. Il 70% scontava “problemi sulla valutazione del mercato interno o nell’impianto progettuale”. E il 50% tondo era lacunoso nella valutazione ambientale. E’ quello che emerge da un focus del neonato Ufficio valutazione impatto (Uvi) del Senato, presieduto da Pietro Grasso, sulla capacità progettuale dell’Italia in termini di qualità.
“L’accordo di partenariato con la Ue per l’utilizzo dei Fondi di sviluppo e investimento europei è nel pieno della sua attuazione”, è la premessa dell’organismo che punta proprio a potenziare nel nostro Paese la cultura della valutazione. “L’Italia sta scegliendo le grandi opere da realizzare nel settennato europeo 2014-2020. Con una novità: l’accordo firmato con la Ue ci chiede non solo di rispettare il nesso fondamentale tra piano e progetto attraverso meccanismi auto-valutativi, ma individua numerosi indicatori di risultato per gli obiettivi tematici, sia come valore ex-ante la spesa pubblica, sia come target”. Saremo in grado di vincere la sfida? I precedenti non fanno ben sperare, visto che “l’esperienza dei Grandi progetti 2007-2013 ha dimostrato molte criticità”, si legge nel rapporto dell’Uvi.
Nel ciclo di programmazione 2007-2013 furono presentati da Stato e Regioni 95 Grandi progetti, di cui 57 approvati dalla Commissione per un valore complessivo di oltre 17 miliardi di euro. La Commissione europea, nei due mesi a sua disposizione per approvare o respingere le opere – strade, infrastrutture ferroviarie e di trasporto aereo, reti energetiche, infrastrutture per telecomunicazioni – in base alle analisi costi-benefici, all’impianto progettuale, alla conformità con le norme sugli aiuti di Stato eccetera, ha rilevato molti aspetti critici. In 47 casi sui 53 analizzati dall’Uiv sono emerse gravi lacune sull’analisi costi benefici, 36 progetti presentavano problemi nell’impianto progettuale, 35 avevano incompatibilità rispetto alla normativa sul mercato interno. In un caso su 2, inoltre, le istruttorie avevano lacune nelle valutazioni ambientali. Meno frequenti le osservazioni sul piano della copertura finanziaria, sul sistema di gestione degli interventi realizzati e sulla presenza di aiuti di Stato, che però sono arrivate in circa il 30% dei casi.
La conclusione dell’Ufficio è che “a causa delle criticità segnalate, le valutazioni finanziarie sono destinate a subire continui aggiustamenti, anche successivi alla stipula
del contratto di appalto o concessione, diventando un metro non sempre affidabile per giudicare la sostenibilità di un intervento. Gli strumenti della valutazione ex-ante dei progetti in Italia richiedono linee guida che li rendano effettivamente obbligatori e applicabili. Gli interventi normativi sono stati talvolta caratterizzati da una dinamica intermittente, da una incompleta applicazione, dalla mancanza di concrete sanzioni per gli Enti che non completano l’iter valutativo richiesto”. Ciliegina sulla torta, “risultano carenti gli strumenti tecnico-economici a supporto delle Amministrazioni locali nello svolgimento della funzione di progettazione e di supervisione della gestione”.