Per tre anni se ne sono dette di tutti i colori. “Traditore“, l’epiteto più gettonato. “Miglior Caino“, quello più originale. Adesso, però, tra Forza Italia e Angelino Alfano è riscoppiato l’amore. Un riavvicinamento inaugurato qualche settimana fa in vista delle elezioni regionali in Sicilia del prossimo 5 novembre. E che a un certo punto sembrava aver già prodotto una nuova alleanza. Persino Gianfranco Micciché, tornato a fare il viceré siciliano di Berlusconi dopo un lustro di ostracismo, ha dimenticato gli antichi rancori per Alfano, da lui “scoperto” e lanciato vent’anni fa. Anzi a Palermo c’è chi dice che l’ispiratore del nuovo dialogo con l’ex delfino di Berlusconi sia proprio lo stesso ex ministro. A destra, però, Matteo Salvini e Giorgia Meloni di Angelino Alfano non vogliono sentire parlare. È per questo motivo che il ministro degli Esteri ha ricominciato a flirtare con il Pd.
Dopo qualche giorno di silenzio, però, Berlusconi è tornato al contrattacco. E adesso sta provando a lisciare il pelo all’ex pupillo mandando avanti i fedelissimi. Ai quali devono essere stati impartiti ordini chiari: Angelino deve tornare nel centrodestra per le regionali siciliane. Un turno elettorale che i berlusconiani sono convinti anche di potere vincere se si presentano con la vecchia coalizione allargata che fece le fortune di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo. Anche in caso di sconfitta, e vittoria del Movimento 5 Stelle, però, è solo con un buon risultato sull’isola che sarebbe possibile un rilancio definitivo dell’ex premier come leader indiscusso del centrodestra unito in vista delle politiche del 2018. E visto che in Sicilia né il partito della Meloni, né tanto meno quello di Salvini sono titolari di un seguito sostanzioso ecco che l’ex premier ha deciso di perdonare Alfano, titolare di un gruzzolo di voti grazie a una pattuglia di ras locali.
Ecco quindi che persino Alessandro Sallusti si è prestato al corteggiamento del leader di Alternativa Popolare. “Viene difficile parlare con serenità di Angelino Alfano da queste colonne. Il tradimento nei confronti di Forza Italia e di Silvio Berlusconi che consentì prima ad Enrico Letta e poi a Matteo Renzi di governare (male) questo Paese ha prodotto lacerazioni profonde e forse insanabili”, è l’incipit dell’editoriale firmato in prima pagina dal direttore del Giornale. Dalla scissione degli Alfaniani, in poi, infatti, il quotidiano della famiglia Berlusconi ha attaccato quasi quotidianamente il ministro degli Esteri, che nel 2015 aveva addirittura querelato Sallusti dopo “sedici mesi di odio belluino“(ispe dixit). “La politica è l’arte di scegliere il male minore”, è invece il titolo scelto da Sallusti per il suo articolo. Un pezzo per chiedere ad Alfano di tornare nel centrodestra in modo di provare “a fermare l’avanzata grillina e non rilanciare un Renzi vicino al ko”.
Solo che né Fratelli d’Italia e nemmeno la Lega hanno alcuna intenzione di sostenere una coalizione che annoveri al suo interno il leader di Ap. Sallusti, quindi, estende il suo corteggiamento “anche la Meloni e Salvini (ostili a qualsiasi accordo con Angelino)” che “potrebbero, per una volta, non dico fare gli amici, ma concentrarsi su chi sono i veri nemici. Ho visto fare molto di peggio per molto meno. Non è il momento di fare gli schizzinosi, è quello di tornare a governare al più presto”. Come dire: il tradimento degli Alfaniani era solo uno scherzo, adesso è il momento che Angelino torni a casa. Opinione che non a caso viene rilanciata da un berluscones di ferro come Maurizio Gasparri, disponibile a riabbracciare Alfano, previo mea culpa. “Chi ha fallito – dice l’ex An – lo deve ammettere e chiudere un’esperienza velleitaria, rendendosi conto che a parte l’antipolitica, che esprime esponenti inadeguati, il resto è un confronto tra centrodestra e centrosinistra. E di questo confronto Berlusconi e Forza Italia restano protagonisti insostituibili ora e in futuro”.
Prova a fare da pontiere anche Renato Schifani, un tempo tra i berlusconiani più fedeli, poi sedotto dal partito dell’ex ministro dell’Interno, e quindi tra i primi a tornare tra le mura amiche di Arcore. “In Sicilia serve quell’unità del centrodestra più volte sollecitata dal presidente Berlusconi. Posso comprendere le motivazioni che spingono la Meloni a porre dei veti ad Alfano, ma temo che questi veti rischino di frammentare uno spazio politico che può rimanere unito se vuole ridare alla Sicilia la possibilità di uscire dal tunnel del malgoverno nel quale è piombata a causa della disastrosa esperienza del governo Crocetta e delle sinistre”, dice l’ex presidente del Senato. Insomma dalle parti di Forza Italia non vedono l’ora di accogliere di nuovo l’ex nemico Angelino. Che potrebbe ottenere quanto chiesto 15 giorni fa a Micciché: l’alleanza in Sicilia e la rimozione della fatwa a livello nazionale in vista del 2018. In quel caso furono i veti di Meloni e Salvini a far saltare un accordo che sembrava già siglato. Il fatto che adesso Berlusconi abbia schierato i fedelissimi fa pensare che il perdono dell’ex pupillo sia a un passo dal concretizzarsi. Un copione simile – con le dovute proporzioni – a quello andato in scena di vent’anni fa esatti. “Con Bossi neanche un caffè”, diceva Silvio Berlusconi dopo il tradimento del Carroccio che buttò giù il primo governo azzurro. Erano i mesi in cui la Padania titolava in prima pagina: “Berlusconi, sei un mafioso? Rispondi”, allegando undici domande al patron della Fininvest sui suoi rapporti con Cosa nostra. Come andò il seguito è cosa nota: di caffè Bossi e Berlusconi ne avrebbero presi insieme ancora parecchi. E il quotidiano della Lega smise di mettere in pagina certi titoli.