I pattugliatori dell’operazione di controllo delle frontiere Triton e di Eunavfor Med, ma anche i mercantili di passaggio. Con le navi delle ong ferme per problemi di sicurezza nelle acque libiche e in polemica per l’accordo siglato tra l’Italia e Tripoli, il Viminale progetta – nel caso in cui i flussi di migranti tornassero ad aumentare – di chiedere a tutte le imbarcazioni che solcano il Mediterraneo di aiutare le Guardia costiera nei soccorsi. Lo scrive Repubblica, che dà anche la parola a un comandante della Guardia costiera di Tripoli secondo cui le ong “non rispettano la nostra legge, le nostre direttive. E soprattutto fino ad ora hanno offerto un servizio eccellente ai trafficanti, un aiuto perfetto: le loro navi non fanno salvataggio, loro fanno trasporto, trasbordo diretto dei migranti”. L’HuffingtonPost scrive però che dietro la decisione delle ong di sospendere i soccorsi c’è anche il fatto che proprio la Guardia costiera tripolina impone loro una sorta di “pizzo” che va “dai 45 ai 60mila euro” per ogni gommone “lasciato salvare”. A raccontarlo sono fonti vicine a “ong spagnole e tedesche”.
Mentre la Ue apre all’Italia, facendo sapere che se farà richiesta l’operazione Triton sarà rafforzata, a livello politico nel Movimento 5 Stelle si apre il dibattito sul ruolo delle organizzazioni non governative e sui respingimenti. Come è noto il vicepresidente della Camera Luigi di Maio ha attaccato quelli che ha definito “taxi del mare” ed è favorevole alla presenza di agenti armati sulle loro navi e ai rimpatri dei migranti economici. Sabato però Roberto Fico, esponente dell’area più ortodossa del Movimento, ha scritto su Facebook che il tema immigrazione va affrontato “con politiche lungimiranti, non con soluzioni superficiali, di breve durata o addirittura disumane”. E che la logica dei respingimenti è “aberrante” e occorre “gestire i flussi, vivendo questi ultimi anche come un’opportunità e facendo dell’accoglienza ben gestita, non dei respingimenti, la propria cifra, il proprio faro”.
Le accuse della Guardia costiera libica alle ong – Il lavoro delle ong “è prezioso, ma deve salvare i migranti, non trasportarli”, dice l’ammiraglio libico Abdullah Tumia a Repubblica. “Altrimenti diventano un elemento decisivo nella catena criminale che permette a questo sistema di essere efficiente”. Tumia poi nega di aver minacciato le navi delle ong: “Nessuno li ha minacciati, è una grave offesa dire questo. Abbiamo dichiarato la nostra zona Sar, abbiamo detto che la pattugliamo, e chi vuole entrare deve coordinarsi con noi. Chi vuole entrare in Libia deve chiederlo a noi, non ai trafficanti”. Le organizzazioni non governative ritengono però che l’istituzione della zona di ricerca e soccorso (Sar), nella quale nessuna nave straniera ha il diritto di accedere se non fa richiesta espressa alle autorità, sia una minaccia alla sicurezza dei loro equipaggi. Di qui la decisione di Msf prima e Sea Eye e Save the children poi di sospendere le operazioni di salvataggio.
Viminale: “Ferme le navi delle ong? Finisce il far west” – Una scelta che il ministero dell’Interno, secondo Repubblica, ha accolto quasi con soddisfazione nonostante Sea Eye e Save the children avessero firmato il discusso codice di condotta stilato dal governo. “Il Far west è finito”, è il commento riportato dal quotidiano di largo Fochetti, che ricorda però come le organizzazioni non governative abbiano recuperato in mare 46.796 profughi nel 2016 e 12.646 nei primi quattro mesi di quest’anno. Ecco allora il piano in base al quale, se l’esodo verso le coste italiane riprenderà, il governo italiano intende chiamare l’Europa a fare la sua parte: alla flotta delle missioni Sophia e Triton verrebbe chiesto di aiutare la Guardia costiera “come avveniva prima dell’arrivo delle navi umanitarie nel Mediterraneo”. Una portavoce della Commissione Ue ha risposto facendo sapere che “le necessità del piano operativo dell’operazione Triton sono concordate con le autorità italiane, e gli attuali livelli” delle risorse “impiegate corrispondono ai bisogni, così come identificati dalle autorità italiane”. Dunque “se l’Italia dovesse fare richiesta” di rafforzamento “l’Agenzia valuterà”.
Fico contro i respingimenti. “Bufale sul numero dei migranti economici” – A luglio, secondo Frontex, il numero dei migranti sbarcati in Italia attraverso il Mediterraneo centrale (10.160) è calato del 57% rispetto a giugno, il livello più basso per il mese di luglio dal 2014. Il flusso è rallentato perché molti vengono riportati indietro, in Libia, come prevede l’accordo stretto tra Fayez Al Sarraj e Paolo Gentiloni il 26 luglio. Questo nonostante in Libia, come denunciato da Onu e ong, vengano rinchiusi in centri che non rispettano i diritti umani. Tema affrontato da Fico nel suo post: “Contro tutte le regole giuridiche che noi stessi abbiamo creato e sottoscritto, la parola chiave è diventata “respingere“. La stessa aberrante logica – semplificando, la logica dell’occhio non vede, cuore non duole – la si vuole ora applicare in Libia, riconsegnando migliaia di persone ai centri di detenzione in mano alle milizie. Veri e propri centri di tortura, come è stato documentato anche ieri nel reportage di Domenico Quirico sulla Stampa, che ci lascia atterriti, senza parole”, scrive su facebook l’esponente M5s.
“Il nostro compito è quello di rifiutare queste aberrazioni per ricercare soluzioni lungimiranti. Ripensare le procedure di richiesta d’asilo, farci promotori di un aggiornamento del senso stesso della parola “rifugiato”, che oggi è collegato alle persecuzioni per motivi di razza, religione, opinioni politiche ma che dovrebbe riguardare anche i rifugiati ambientali, cioè coloro che non hanno più mezzi per vivere a causa di fenomeni come la desertificazione, la deforestazione, la carenza di acqua o altri disastri ambientali che pregiudicano la loro salute”. Poi aggiunge che “il primo a cavalcare questa falsa rappresentazione della realtà è il Governo, con Gentiloni che da mero esecutore si presta a diffondere bufale come quella per cui l’85 per cento dei migranti sarebbe costituito da “migranti economici”. Cifre sparate a caso – gli studi scientifici, come quello della Middlesex University commissionato dal Consiglio per le ricerche economiche e sociali britannico, dicono infatti tutt’altro – perché la maggior parte di queste persone fugge da condizioni di vita subumane, persecuzioni, stupri, torture”.
“Dati 3 miliardi alla Turchia dove sono note le violazioni dei diritti umani” – Fico si dice poi “indignato” dal fatto che “l’Europa, un anno fa, per bloccare il flusso dei migranti abbia dato 3 miliardi di euro a un Paese che non ha ratificato la Convenzione di Ginevra sullo statuto dei rifugiati e dove sono note le violazioni dei diritti umani ai danni dei siriani e di altre popolazioni. Mi riferisco all’accordo con Erdogan affinché la Turchia bloccasse i migranti in fuga dalla Siria, dal Pakistan, dall’Afghanistan, e che magari avrebbero diritto proprio a quella protezione che gli Stati europei si sono impegnati a garantire nelle Convenzioni che hanno firmato, nelle Costituzioni che si sono dati”.