Due giorni fa il Parlamento iraniano ha votato a favore di un incremento del budget per il programma missilistico, in risposta alle “politiche ostili americane” contro il Paese. Ora Teheran minaccia esplicitamente Washington: basta con “le minacce e le sanzioni” contro l’Iran, ha detto il presidente iraniano Hassan Rohani, o riavvieremo il programma nucleare “non in settimane o mesi, ma in qualche ora o qualche giorno”. Se venisse riattivato, il programma potrebbe essere rapidamente portato ad un livello “molto più avanzato” rispetto a quello del 2015, quando l’Iran firmò l’accordo sul nucleare con i buoni uffici degli Usa allora guidati da Barack Obama.
“Negli ultimi mesi, il mondo ha visto che gli Usa, oltre ad aver rotto costantemente e in più occasioni le promesse sul Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa), ha ignorato molti altri accordi globali e mostrato agli alleati che non è un partner affidabile“, ha aggiunto Rohani, riferendosi probabilmente agli accordi di Parigi sul cambiamento climatico da cui gli Stati Uniti hanno deciso di chiamarsi fuori.
Il 18 luglio scorso l’amministrazione Trump ha imposto nuove sanzioni a 18 soggetti, fra individui e gruppi iraniani, proprio per il programma balistico, criticato dagli Stati Uniti. Secondo il tycoon, l’Iran non rispetta “lo spirito” dell’accordo del 2015 che impone limitazioni al programma nucleare. Del resto Trump ha espresso più volte scetticismo sul trattato negoziato dalla precedente amministrazione, nonostante la valutazione positiva del dipartimento di Stato americano trasmessa il mese scorso al Congresso.
Secondo il New York Times, Trump ha certificato la conformità dell’Iran con l’accordo solo dopo una lunga discussione con il segretario alla Difesa Jim Mattis, con il segretario di Stato Rex Tillerson e con altri consiglieri alla sicurezza che gli hanno raccomandato di non ritirarsi dall’accordo. Il Congresso richiede ogni 90 giorni una notifica sul rispetto dell’accordo.