LE REGOLE FONDAMENTALI
Ogni Palio viene corso da dieci contrade su diciassette: le sette che non hanno corso il Palio precedente e tre estratte a sorte tra le restanti. L’ordine di ingresso dei cavalli tra i canapi è segreto fino all’ultimo, quando viene consegnato in busta chiusa al “mossiere” (giudice insindacabile della validità della partenza) che è posizionato sul “verrocchio” (un palchetto). Nove cavalli su dieci entrano tra i canapi secondo l’ordine di entrata, mentre quello sorteggiato “di rincorsa” resta fuori e può determinare il momento della partenza effettiva della gara. Il mossiere deve solo vigilare sulla regolarità dello schieramento, mentre è il cavallo “di rincorsa” a dare il via al Palio entrando al galoppo tra i canapi. Nelle fasi solitamente lunghe in cui i cavalli si sistemano avviene la tradizionale attività di “trattativa” tra fantini (detta “fare i partiti”), con contrade amiche che cercano alleanze contro i nemici comuni. Le operazioni di entrata dei cavalli possono durare così a lungo che è previsto il rinvio al giorno successivo quando subentrano problemi di visibilità.
Con l’ingresso del cavallo “di rincorsa”, dunque, inizia la gara, che consiste in tre giri completi di piazza del Campo in senso orario. Vince il cavallo che arriva per primo, anche senza fantino (le cadute sono frequenti), e in quel caso si parla di “cavallo scosso”. La contrada vincitrice va sotto il palco dei Capitani a ritirare il drappello della vittoria (realizzato ogni anno da un artista diverso), che verrà prima portato in Chiesa (Santa Maria in Provenzano a luglio, Duomo ad agosto) e poi nella contrada stessa, dove verrà conservato per sempre.