Riparte il campionato e i bianconeri restano i primi indiziati per la vittoria dello scudetto (ma con meno margine). Poi Napoli e Inter, che con Severgnini sulla fascia può far male davvero. Il Milan? Insondabile. E Montella può fare la fine dello spin doctor renziano il 4 dicembre. Occhio alla Fiorentina con il Giglio Magico Power: Renzi in porta e Nardella in ogni altro ruolo
Benvenuti a Ten Talking Points Anteprima, l’unica rubrica che si autogenera ascoltando Ted Nugent che mette le palle sul tavolo nell’assolo di Stranglehold. Altre considerazioni.
Juventus. Dopo il triplete ottenuto grazie alla doppietta di Giletti a Cardiff, è giocoforza la favorita. Ancora lei, sempre lei. Ma – attenzione – con meno margine. Si preannuncia un campionato più equilibrato. Bonucci ha lasciato una voragine, Bernardeschi non entrerà in forma subito e la vittoria fischiettando del Real Madrid ha devastato oltremodo la psiche juventina. Anche il gol subito da Murgia al 216esimo in finale di Supercoppa, dopo aver recuperato due reti alla Lazio, è un brutto segnale: di solito, quelle partite in rimonta, la Juve le vince sempre. Douglas Costa è un ottimo acquisto, De Sciglio è un ottimo acquisto (per il Milan). Matuidi serviva come il pane, ma forse a centrocampo non basta. Higuain, come sempre, ad agosto ha la forma di Adinolfi (ma segnerà a grappolo). In genere si avverte un’aria tesa, da reduci di se stessi che non sembrano più sicuri delle proprie doti come una volta: Allegri dovrà essere bravo. Molto bravo. (Range: primo-secondo posto).
Napoli. Il Che Gue Sarri dirà fino alla fine che loro non sono da scudetto, ma quest’anno un pensierino può farlo. Eccome. Mertens signoreggia con iridescenza inesausta: ogni cosa in lui è illuminata ed è stato il Commodoro Marxista ad averlo inventato punta. Sia dunque Lode. Ma non c’è solo il Divino Dries. A tratti il Napoli dell’iracondo leninista ricorda il Milan di Sacchi: ha meno qualità, ma forse non meno estetica. Ha cambiato poco e nulla: un male, perché non si è migliorato; un bene, perché c’era poco da implementare e nulla da imparare (mentre altri, tipo il Milan, dovranno ripartire da zero o quasi). Insigne intenderà soverchiare, Callejon primeggiare e Jorginho è notoriamente incline alla sicumera livida: ci sarà da divertirsi. (Range: primo-terzo posto).
(Napoli 2. “Implementare” mi piace tantissimo).
(Napoli 3. Il vero problema del Napoli può rivelarsi Francesco Modugno. Da mesi imperversa su Sky Sport. Gigioneggia costantemente, ha la postura dei Playmobil fuori convergenza, impugna il microfono neanche dovesse cantare Stairway to heaven dei Led Zeppelin e usa la voce con tono sincopato tipo cover band dei Cranberries nella parte di Dolores O’ Riordan. Non so sinceramente come faccia il Che Gue Sarri a sopportarlo e non credo che ci riuscirà a lungo).
Inter. Questa è la terza stagione di Ten Talking Points e, sin qui, ogni volta ha portato fortuna alla squadra di Vecchioni. Due anni fa ha vinto gli Europei in finale su Claudia Fusani e un anno fa è stato incredibile il gol in sforbiciata di Medel a Buffon. Scontato quindi il terzo scudetto consecutivo. Spalletti è l’allenatore perfetto e il mercato è stato sin qui mirabile. Borja Valero è il Musagete e avrei pagato mille Gilmour d’oro per averlo al Milan. Al di là dell’ironia, che qui peraltro è tutto, l’Inter quest’anno mi sembra davvero una gioiosa macchina da guerra. Può rovinarsi giusto da sola, e non sarebbe la prima volta, ma con Skriniar, il Musagete Borja, Vecino e le 47 reti di Icardi non vedo chi possa fermarla. Ottimo anche l’acquisto di Severgnini come fluidificante di fascia. (Range: primo-terzo posto).
(Inter 2. Lerner nuovo Mazzola, Miranda alla Farnesina con Bonolis sottosegretario e Pucci campione del mondo. Tutti agili, in scioltezza).
Milan. È la squadra più insondabile, perché ha cambiato quasi tutto. L’arrivo di Obi Wan Bonucci ha illuminato le galassie quasi come un assist di Suso. Lorenzo Lamas Rodriguez non sembra male e Musacchio nella difesa a tre può maramaldeggiare con antica cupidigia atletica. Kessie – se non si rovina – ha un che di Desailly (per Rijkaard aspettiamo). Conti è un Forrest Gump senza la fissa per i cioccolatini. Biglia tanto prezioso quanto fragile. Calhanoglu non mi spiace. André Silva avrà bisogno di tempo. Su Borini sospendo il giudizio. Kalinic è un acquisto straordinario (ricoverate chi si sta lamentando in rete e regalategli il bambolotto di Bacca. O al limite di Pellegatti). I 13 infortuni a partita limiteranno il raggio d’azione di Montella, che ha in ogni caso tutto da perdere perché o si qualifica per la Champions o finisce come Joe Messina dopo il 4 dicembre. (Range: terzo-sesto posto).
(Milan 2. Ieri nel mio quartiere c’è stato un black out. Era Suso che dormiva).
Roma. Sbaglierò, e me lo auguro per gli amici giallorossi, ma mi pare una squadra (un po’) in disarmo. Di Francesco è bravo, ma l’ambiente romanista non dà troppo tempo e col Celta Vigo ho visto un troiaio che non si palesava dai tempi delle apparizioni picierniche a Ballarò. Salah mancherà tanto e temo pure Szczesny. Defrel ottimo acquisto. La difesa, quasi del tutto rinnovata, è una sciarada. Ci sarà da soffrire. (Range: terzo-sesto posto).
(Roma 2. Quando Iturbe arrivò alla Roma, fui insultato e vilipeso perché dissi – anche in tivù, ci sono le prove – che non valeva mai quelle cifre ed era una mezza sòla. Mi pare lo abbiano venduto in Messico, dove non andava neanche Heisenberg di Breaking Bad).
(Roma 3. Tendo a usare sempre “sciarada”, meglio ancora se a caso, perché la usa Roger Waters in Pigs. Ovviamente ne ignoro con alterigia il significato).
Lazio. Forse la sottostimo e non sarebbe la prima volta. In realtà è una squadra che mi piace molto. La Supercoppa vinta le darà fiducia e Simone Inzaghi è bravo. Leiva può non far rimpiangere Biglia e Keita ci ha un po’ frantumato i coglioni. Immobile, che – vi ricordo – è Tommaso Labate in incognito, ha pienamente ritrovato se stesso. Applausi. (Range: quarto-sesto posto).
Forse si imbucano in Europa League. Atalanta, Torino e Fiorentina. Le prime sei sembrano lontane, ma chi lo sa. L’Atalanta ha venduto tanto e forse perderà pure Spinazzola, ma ha tenuto il Papu Gomez. L’Europa può essere per lei un peso: citofonare Sassuolo per conferme (anche se Gasperini ha potuto saltare i preliminari). Il Torino sta lavorando bene, ha tenuto Belotti e comprato con acume (Berenguer). Farinacci Mihajlovic deve dare segno di sé. Le battute su N’Koulou si sprecheranno: povero lui e poveri noi. C’è poi la Fiorentina. Benassi, Eysseric e Simeone sono acquisti di pregio, solo che la Viola ha venduto tutti e per questo schiererà Renzi in porta e Nardella in ogni altro ruolo. Dario The Man se la passerà da solo e segnerà sempre in rovesciata. Giglio Magico Power.
Quelle che non dovrebbero rischiare. Udinese, Sampdoria, Sassuolo, Genoa e forse (forse) Bologna e Chievo. Posso però sbagliare: in quel caso, la colpa sarà sempre di Peter Gomez.
Quelle che soffriranno, perché la vita è dolore e Andrea Romano ce lo ricorda ogni santo giorno. Benevento, Crotone, Spal, Cagliari e Verona. Ma il futuro, si sa, lo conosce solo Farinetti. Io no di sicuro. Buona fortuna.
A lunedì.