“Mio figlio è stato ammazzato. Mentre lui moriva, al pronto soccorso litigavano per decidere chi dovesse salire sull’ambulanza che doveva portare Antonio a fare una angiotac. Vogliamo la verità: chi ha ucciso un ragazzo di 23 anni deve pagare”. Non conosce pace il dolore di Raffaele Scafuri, padre di Antonio, il giovane 23enne morto, dopo quattro ore di attesa in codice rosso, nell’ospedale Loreto Mare, a Napoli, dove era arrivato a causa delle gravi ferite riportate in un incidente stradale avvenuto a Ercolano il 16 agosto.
“Siamo arrivati al Loreto Mare attorno alle 21.30 e siamo stati subito assistiti – racconta l’uomo – poi mio figlio è stato posto su un lettino in attesa di effettuare l’esame utile a comprendere se vi fossero problemi ai vasi sanguigni”. “Su questo lettino è rimasto per ore – prosegue Scafuri – saranno state le 4 quando ho alzato la voce e solo allora medici e infermieri si sono messi d’accordo, dopo che li avevamo visti anche litigare. Intanto Antonio moriva”. Ricordando poi davanti alle telecamere di SkyTg24 le ore successive all’accaduto, Raffaele prosegue: Antonio “era freddo, era morto da tanto tempo, non ci hanno detto nulla“.
A denunciare il fatto era stato il responsabile del Pronto soccorso, Alfredo Pietroluongo, e l’esposto era stato divulgato dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, componente della commissione Sanità, che aveva chiesto “un’indagine interna per fare luce sulla gravissima vicenda”. Oggi il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha disposto l’invio di una task force per accertare quanto accaduto. Del gruppo di lavoro fanno parte esperti dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), Carabinieri del Nas e ispettori del ministero.
Anche direttore generale della Asl Napoli 1, Mario Forlenza, annuncia la volontà di sporgere denuncia, parlando di “circostanze che, se confermate, sono inaccettabili“. “D’intesa anche con la Regione, per l’accertamento delle responsabilità presenterò personalmente denuncia alla Procura – prosegue il dirigente – ho avviato una indagine interna tramite il servizio ispettivo aziendale per accertare eventuali omissioni o mancanze organizzative, ciò anche ai fini di responsabilità disciplinari. Massimo rigore”.