Sono a rischio i bonus e le borse lavoro, cardini del progetto di integrazione dei profughi che ha reso il paesino della Locride famoso in tutto il mondo, evitandone lo spopolamento. Domenico Lucano: "Indignato con lo Stato". La petizione è stata firmata anche da Don Ciotti e padre Zanotelli
Il sindaco di Riace, il paese calabrese rinato grazie all’integrazione e al contributo dei migranti, si dice pronto a lasciare se il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Reggio Calabria non confermeranno il sostegno finanziario fornito all’esperienza dei bonus e delle borse lavoro. Domenico Lucano si dice “sfiduciato, avvilito, indignato con lo Stato” e pronto a dare battaglia. Il sistema che oggi sembra a rischio ha permesso di attuare il progetto di accoglienza per cui il paesino della Locride è diventato famoso: alloggio ai migranti in un centro altrimenti destinato a svuotarsi, bonus e borse per rianimare il tessuto economico della cittadina di 1500 anime.
Questi ultimi sono due cardini del sistema-Riace che ora sembrano esser messi in discussione. “Con tre anni di ritardo mi è stato detto da Roma che non viene accettata la modalità di pagamento con i bonus – ha spiegato Mimmo Lucano – e se l’azzeramento dovesse essere confermato, ci sarà la chiusura dell’intero progetto”. Per il prossimo 2 settembre è atteso un incontro tra il comune e i funzionari del ministero dell’Interno. “Ma io non accetto soluzioni diverse da quelle in vigore fino ad oggi – ha insistito Lucano – né non voglio commiserazione. Scriverò al Papa, chiedendogli di venire a Riace e di esserci vicino”.
L’appello Io sto con Riace, sostenuto dalla Rete dei comuni solidali e già firmato dal fondatore di Libera don Luigi Ciotti e dal missionario comboniano Alex Zanotelli, racconta la specificità delle “formule innovative, che per sedici anni sono rientrate nelle caratteristiche del progetto e anzi, sono diventate un modello: i bonus e le borse di lavoro”. Riace in questi anni ha visto passare tra le sue strade circa 7-8 mila migranti: i bonus sono uno “strumento locale per consentire loro di usufruire di un potere di acquisto fra gli esercenti che hanno accettato questo sistema” per “supplire così gli storici ritardi dei contributi pubblici”. Le borse lavoro, invece, hanno consentito di riavviare un tessuto economico e dare una risposta lavorativa a quelle famiglie di richiedenti asilo che intendevano fermarsi a Riace, costruire un futuro e un radicamento permettendo così la nascita di botteghe artigianali di ceramica, ricamo, vetro, tessitura.
Nell’appello si sottolinea che il sistema calabrese “è diventato modello copiato in tutta Italia” e che il “progetto che ha sempre risposto di sì, alle telefonate di emergenza umanitaria della Prefettura, dove richiedevano posti di accoglienza”. Un’iniziativa che ha portato il paesino della Locride ad essere conosciuto anche a livello internazionale. Lo scorso anno Mimmo Lucano è comparso tra i 50 personaggi più influenti al mondo, al 40esimo posto nella classifica delle persone più influenti secondo la rivista Fortune e in Francia ha riscosso successo il documentario Un paese di Calabria, che racconta il sistema integrazione di Riace. Il film in Italia non ha trovato un distributore.