Papa Francesco ha preso una decisione drastica nei confronti dell'istituzione religiosa travolta dallo scandalo pedofilia in Sud America, che coinvolge anche la sede-madre in Veneto, dove ha operato un anziano sacerdote finito agli arresti a Mendoza alcuni mesi fa
E pensare che a febbraio Papa Francesco aveva autorizzato il decreto con cui venivano riconosciute le virtù eroiche del veronese don Antonio Provolo (1801-1842), fondatore della Congregazione che si occupa dell’educazione dei sordomuti. Praticamente l’anticamera della beatificazione. Adesso il Vaticano ha preso una decisione drastica nei confronti dell’istituzione religiosa travolta dallo scandalo pedofilia in Argentina, che coinvolge anche la sede-madre in Veneto, dove ha operato un anziano sacerdote finito agli arresti a Mendoza alcuni mesi fa.
La Congregazione è stata commissariata, con la contemporanea nomina del vescovo ausiliare di La Plata, monsignor Alberto Bochatey, quale “commissario apostolico” di tutte le sedi dell’organizzazione che gestisce l’istituto di Mendoza. E quindi è finita sotto tutela anche l’attività italiana, che si è diversificata nei settori dell’educazione all’infanzia e della formazione professionale. Il Vaticano, attraverso la Congregazione per gli istituti di vita consacrata, ha quindi optato per il pugno di ferro, a distanza di parecchi mesi dalla diffusione della notizia sullo scandalo per abusi sessuali ai danni di almeno 22 bambini sordomuti.
Le indagini in terra argentina hanno portato all’arresto di due religiosi, uno dei quali è veronese. Si tratta di don Nicola Corradi, di 83 anni, poi scarcerato per motivi di salute, che si trova da tempo un Sud America. L’altro è don Horacio Corbacho. Il vescovo di La Plata, dopo i provvedimenti restrittivi, aveva detto: “Se i fatti saranno accertati dalla magistratura, la Chiesa sarà implacabile. Qui nessuno potrà scappare”. E il garante per i diritti e la protezione dei portatori di handicap di Mendoza, Juan Carlos Gonzalez, aveva chiesto che i responsabili religiosi della sede locale del Provolo lasciassero la provincia: “L’istituto ha perso ogni autorità morale e, sebbene non sia obbligato legalmente a farlo, dovrebbe consegnare la sua sede allo Stato ed andarsene”. L’inchiesta è aperta anche nei confronti di un chierichetto e di due impiegati amministrativi. Inoltre, lo scorso maggio in Argentina era stata arrestata per abusi sessuali anche una religiosa, Kosaka Kumiko, 42 anni, che alcuni ex studenti dell’istituto avevano chiamato la “suora cattiva”, come riportato dai giornali locali. L’interessata aveva però negato tutto.
In Italia la “Rete L’Abuso Onlus” ha presentato alcuni mesi fa tre denunce alla Procura della Repubblica di Verona, chiedendo di approfondire le indagini in Italia per verificare se siano accaduti episodi analoghi a quelli contestati in Argentina. “Tre fascicoli e decine di documenti dimostrano nero su bianco che le autorità ecclesiastiche sapevano dei preti accusati di molestie al Provolo di Verona” aveva dichiarato Francesco Zanardi, presidente della Rete. Nelle denunce si ricorda lo scandalo avvenuto a Verona, che risale a oltre un decennio fa e che aveva portato al trasferimento oltreoceano di don Corradi. “Le gerarchie conoscevano dal 2009 la pericolosità di quel prete” ribadisce Zanardi. Eppure in Argentina non era mai arrivata dalla sede di Verona la comunicazione dei sospetti di pedofilia emersi in Italia.