Hanno aperto la giunta ad ex esponenti del centrodestra, appena pochi giorni dopo che da Roma era arrivata per il sindaco la più grande delle soddisfazioni: la tessera numero uno del Partito democratico. Tutto per isolare una volta di più Mirello Crisafulli in quello che è stato per anni il suo feudo. “A Enna io vinco col proporzionale, col maggioritario e pure col sorteggio”, diceva l’ex senatore. Oggi si limita a fare dichiarazioni più modeste. “Io non mi occupo di politica, mi interesso solo di medicina“, nicchia l’ex “impresentabile”, escluso dalle liste elettorali per le politiche del 2013.
Un’altra epoca, dato che dopo anni di feroce guerra intestina tra Crisafulli e la corrente di Matteo Renzi ( con un breve armistizio in tempo di referendum costituzionale), adesso il Pd a Enna esprime addirittura il sindaco: è Maurizio Dipietro, noto alle cronache nazionali perché nel 2015 aveva sconfitto a sorpresa lo stesso Mirello. Una tornata elettorale segnata dal fatto che all’ex senatore era stato impedito di di candidarsi con il simbolo del partito (lui ci aveva messo una pezza, creando una lista con gli stessi colori dem) . Poco male, perché due anni dopo ecco che dai vertici del Nazareno è arrivata la mossa a sorpresa: la tessera numero uno del partito ennese al sindaco che ha sconfitto Crisafulli. Per Dipietro una rivincita doppia, visti i suoi trascorsi con i Ds, e poi quelli con gli stessi dem che l’avevano espulso nel 2008. “Sono stato cacciato – ricorda oggi – perché la dirigenza aveva una concezione ‘padronale’, per dirla in modo elegante. Insieme ad altri, come Rosalinda Campanile, eravamo in disaccordo che il partito, con quella dirigenza, amministrasse le cose che amministrava”. Ora però i due anti crisafulliani sono il simbolo di quella che la stessa Campanile, consigliere comunale e leader dell’opposizione a Mirello, definisce una “nuova fase” del Partito democratico a Enna. Un nuovo corso possibile solo con l’isolamento dell’ingombrante ex senatore, impegnato da due anni nella gestione della filiale italiana dell’Università Dunarea de Jos di Galati, in Romania.
Il primo passo del nuovo Pd? Aprire la giunta a tre ex esponenti del centrodestra. Lo scorso 16 agosto, infatti, il primo cittadino ha assegnato le deleghe a Francesco Colianni, eletto in una lista civica espressione del Movimento per l’Autonomia dell’ex governatore Raffaele Lombardo, e a Dante Ferrari e Biagio Scillia, che in consiglio sono arrivati con un’altra lista locale considerata espressione di An. La nomina dei tre – che alle amministrative sostenevano già la candidatura di Dipietro – arriva al culmine di una situazione politica che definire caotica è un eufemismo: la giunta precedente era stata quasi azzerata nel marzo 2017, dopo che due assessori si erano dimessi, mentre nella provincia di Enna il Pd è commissariato da due anni. Era stato Renzi ad affidare il partito a Ernesto Carbone, scatenando i maldipancia tra i vecchi dirigenti legati a Crisafulli, ma anche tra i Giovani democratici locali che poche settimane fa hanno lasciato in massa il partito. “Il sindaco ha chiuso un accordo storico di rimpasto di Giunta che prevede una compagine di centrodestra + sinistra renziana. Insomma, una situazione vergognosa che non ha precedenti e che noi – circa 200 – non ci siamo sentiti di sopportare né di supportare”, scrive – in una lettera al Fatto Quotidiano – Adriano Licata, l’ex segretario dei Gd di Enna.
Per Rosalinda Campanile, però, “non c’è nessun inciucio, anzi, rispetto estremo del patto elettorale e allargamento all’ala renziana Pd. È il nostro naturale ritorno in casa democratica, dove risiederemo solo se ci sarà libertà, democrazia e discontinuità con certe scelte del passato”. Per il consigliere comunale la scelta di aprire agli ex Mpa e An non è neanche un modo per isolare Crisafulli: “Lui appartiene al passato, altrimenti avrebbe vinto”. Nega il ribaltone anche il sindaco Dipietro.”A Enna – dice – porto avanti un’idea di cambiamento che non è interpretata dal gruppo consiliare del Pd che, ad oggi, ha messo le firme su una mozione di sfiducia che ha solo la funzione di fermare il cambiamento”.
Il riferimento del primo cittadino è alla mozione minacciata a più riprese dalla “vecchia dirigenza” del Pd ennese, che ha organizzato un referendum interno al partito, dopo aver raccolto le firme di 15 consiglieri. Annunciata nel giugno del 2017, però, la mozione di sfiducia non è mai stata depositata. Anche perché i consiglieri del Pd sono stati nel frattempo “scavalcati” da Carbone che ha fornito di tessera dem il primo cittadino. Insomma: mentre il Pd a Enna pensava di sfiduciare il sindaco, il Pd a Roma ha iscritto al partito lo stesso primo cittadino: due condotte opposte per quello che dovrebbe essere un partito unico. “Della mozione di sfiducia penso quello che pensano i 700 che hanno votato a favore. Si è già pronunciato il segretario del partito della città di Enna (Vittorio Di Gangi coordinatore, ndr) che intende andare avanti. Il resto sono solo illazioni, costruzioni artificiali che a me non interessano. La politica la faccio in un altro modo“, si lascia sfuggire Crisafulli, che non risparmia un commento neanche sul ribaltone comunale ennese. “Quello – dice – è un problema del sindaco: se ha la faccia di dire che è una giunta di sinistra, lo dica“.
L’ex senatore dice “di sinistra” e non “del Pd” perché nel capoluogo siciliano il tesseramento Pd 2017 è una questione soggettiva: congelato dai garanti nazionali, scongelato dal Nazareno con il tesseramento del primo cittadino. “Ha dichiarato di essere iscritto al Pd? A me non risulta. Che lui la voglia la tessera è un altro discorso. Ad oggi le cose stanno così: come non ce l’ha lui non ce l’ha nessuno che sia iscritto nel 2017″, tuona l’ex senatore, al quale replica secco il primo cittadino. “Questo tesseramento, dallo stato più simbolico che reale – dice – l’ho fatto a Roma e non intendo chiedere la tessera a Crisafulli, non mi interessa stare nel partito con lui”. Resta da capire quanti Pd ci siano a Enna.