A differenza di altri titoli eSport, la particolarità di Call of Duty è proprio quella di cambiare videogioco ogni anno. La sostanza, ovviamente, non cambia: si tratta pur sempre di partite quattro contro quattro, in prima persona con armi alla mano. Le differenze stanno nel come tali armi funzionano, i tempi di reazione e ricarica, su quali strumenti e accessori i giocatori possono utilizzare per muoversi e sugli scenari, le mappe per intenderci, presentati. A livello competitivo si gioca su tre modalità diverse fino a un massimo di cinque game. Si inizia con Hard Point: le squadre devono conquistare e mantenere il controllo su determinate zone di mappa che si attivano a rotazione, conquistando punti per ogni secondo fino a raggiungere il punteggio di 250. Si prosegue su Search&Destroy, o Cerca e Distruggi in italiano: una squadra ha il compito di piazzare una bomba in uno dei due siti predisposti mentre l’altra dovrà disinnescarla o eliminare tutti gli avversari; il primo a vincere sei round conquista la mappa. La terza modalità è probabilmente la più divertente e spettacolare: su UpLink le squadre si sfidano a una sorta di partita a basket, in cui entrambe hanno l’obiettivo di recuperare un droide-sfera con cui segnare punti da 1 (a distanza) o da 2 (schiacciando). Cercando,  ovviamente, di evitare i colpi degli avversari.

Se l’attuale titolo, ormai alla fine della sua esistenza, è ambientato in un tempo futuristico, ha ovviamente scenari diversi da quelli del prossimo World War II, ambientato nella seconda guerra mondiale. “L’oggetto principale di discussione di Infinite Warfare è stato il salto”, racconta ancora Leonardo: “In questo capitolo è possibile compiere più salti successivi permettendo ai giocatori di ottenere una maggiore visione di mappa che si traduce in un inevitabile vantaggio negli scontri a fuoco con giocatori che in quel momento si trovano con i piedi per terra”.

Un aspetto decisamente criticato sia dalla scena competitiva che dai giocatori amatoriali. Nonostante le critiche massive di cui Infinite Warfare è stato oggetto, l’utenza non è affatto diminuita. “È la forza del brand Call of Duty”, spiega Jay Puryear: “Il nostro obiettivo primario è soddisfare le esigenze della community, ascoltandone le richieste e cercando di venire loro incontro. I nostri giocatori sanno quanto sia importante per noi l’impegno nei loro confronti e ci ripagano sempre con grande fiducia. Questo rapporto di aiuto e supporto reciproco tra produttore e consumatore è il segreto della lonvegità di Call of Duty nella comunità di videogiocatori”.

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