Anche Kevin Flynn, direttore della sezione eSport di Call of Duty, è entusiasta dell’anno appena trascorso: “Se dovessi tracciare un bilancio della stagione appena passata su Infinity Warfare, sarebbe indubbiamente positivo: abbiamo coinvolto milioni di videogiocatori in tutto il mondo che hanno seguito le dirette dei match; abbiamo raddoppiato in un solo anno il numero di partecipanti alle varie competizioni; abbiamo dato una struttura organizzativa ben definita e un montepremi totale senza precedenti per Call of Duty”. Tanti passi in avanti di cui hanno beneficiato anche le squadre europee.
Foto Kevin Flynn, Director of Call of Duty Esports
Nonostante le squadre americane appaiano ancora un passo avanti, è indubbio che la differenza qualitativa si stia livellando verso l’alto, permettendo alle squadre del Vecchio Continente di poter sfidare quasi ad armi pari i cugini d’oltreoceano. Un’eventualità remota fino a due anni fa. L’aumento delle competizioni ha spinto da un lato le realtà europee a investire con convinzione su Call of Duty, dall’altra ha convinto i giocatori che un futuro da professionista è possibile anche sulla nostra sponda dell’Atlantico. L’esempio è stato dato dal già citato team Splyce, base negli States ma partecipante alle competizioni europee. Gli Splyce sono stati il primo, e finora unico, team europeo a raggiungere la finale di un mondiale (2016) e il primo a vincere un torneo del circuito Major su suolo americano negli ultimi sette anni con la vittoria della CWL Global Pro League Stage 1.
Parte del successo di spettatori è anche dovuto alla scelta operata da Activision di potenziare le realtà locali: “Abbiamo raggiunto in Europa 20.000 spettatori in più suddivisi tra le varie regioni grazie al commento localizzato”. Spiega ancora Kevin Flynn: “Francia, Spagna, Italia, Germania hanno le proprie telecronache nelle rispettive lingue per ogni evento. È la via migliore per coinvolgere il pubblico europeo fisiologicamente diverso da quello nord americano, unito dalla stessa lingua”. Una strada che anche Riot Games, produttrice del MOBA League of Legends, inizierà a percorrere necessariamente per evitare l’esodo del pubblico europeo: il semplice streaming in lingua inglese per tutta Europa non è più sufficiente ad ampliare o anche solo mantenere il proprio pubblico.