Lo strumento che in base al Jobs Act dovrebbe aiutare i disoccupati a trovare un nuovo posto non sta funzionando. La sperimentazione dell’assegno di ricollocazione, partita a marzo, è un flop: solo 3mila dei 30mila italiani estratti a sorte come beneficiari ha fatto effettivamente domanda per ottenerlo. Ad annunciarlo è stato Maurizio Del Conte, presidente di quella Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) che in base al piano di Matteo Renzi avrebbe dovuto assorbire tutti i poteri in questo ambito. Ma, visto che la riforma costituzionale renziana è stata bocciata, la “tutela e sicurezza del lavoro” è rimasta materia concorrente tra Stato e Regioni. E i 500 Centri per l’impiego pubblici, che dovrebbero trovare una nuova collocazione a chi è rimasto senza lavoro incassando in cambio l’assegno, restano in capo a queste ultime. Anpal può solo tentare di coordinarli, ma non imporre standard di qualità uniformi in tutta Italia.

In più, ha fatto notare Del Conte, non c’è stata sufficiente informazione sul funzionamento dell’assegno, che non è intestato al lavoratore ma viene pagato appunto all’ente che eroga il servizio di assistenza alla ricollocazione solo se il titolare trova lavoro. Nella fase sperimentale ha un valore compreso tra 250 e 5mila euro a seconda di che tipo di contratto e di quale durata ottiene il disoccupato e della sua “occupabilità”. “Ci vuole una campagna di informazione massiccia – ha detto Del Conte – è importante dire che non c’è nulla da perdere. Non si perde la Naspi se non viene fatta un’offerta di lavoro congrua. Bisogna superare la predilezione per le politiche passive del lavoro e credere in quelle attive. Fare domanda per l’assegni di ricollocazione consente di trovare un posto di lavoro e fino ad allora non si perde nulla”. Ma tante persone hanno telefonato al Contact center esprimendo timori di “fregature“.

Entro l’autunno il governo intende chiudere la sperimentazione ed estendere l’assegno all’intera platea, i disoccupati in Naspi da almeno quattro mesi: si tratta di 400-500mila persone. “Lì ci potrebbe essere la svolta, quando la misura riguarderà tutti è probabile che la percentuale aumenti”, è la speranza di Del Conte. “Nel caso dell’Almaviva dove l’assegno è stato offerto a tutti i lavoratori licenziati la percentuale di richieste è stata dell’83%”.

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