Milena è sempre Milena. Milena è mia mamma ed è anche la mamma di mio fratello Roberto: mi sembra una cosa naturale, anche se a volte sono geloso. Mio fratello è molto più serio di me, scrive libri e lavora come educatore.
Io ho 48 anni e credo di avere lavorato nella mia vita non più di un anno (facendo la somma di tutti i piccoli lavoretti che ho fatto). In tutto questo c’è un fatto positivo: non devo pagare le tasse e non sarò mai un pensionato (essere pensionati in Italia non deve essere bello). Ci sono anche dei risvolti negativi nell’essere “un parassita illuminato“: se non riesci a mantenerti da solo non ti senti uomo fino in fondo.
Per fortuna non sono sposato e non ho figli, il mio sport preferito è sempre stato quello di evitare le responsabilità: vi assicuro che fa molto bene alla pelle, meglio di tutte le creme anti-età: provate a stare una settimana senza responsabilità, vedrete subito dei benefici effetti sul vostro volto. La cosa più immorale forse è questa: non riesco a vergognarmi di non avere un lavoro e di non essere sfruttato. Davanti a chi dovrei vergognarmi? Davanti agli altri? Davanti a me stesso? A me piace la mia vita, mi rispecchia. Non lavoro, ma sono operoso, scrivo ogni giorno e faccio almeno tre film alla settimana, mi esprimo, comunico quello che provo e non solo quello che penso. Grazie a questa qualità recentemente una donna si è anche innamorata di me e io di lei. Mi ha scoperto su YouTube ed è venuta sotto casa mia a conoscermi, dicendomi tra l’altro la frase più bella che potesse dirmi una donna: “Ti prego Riccardo, promettimi che non lavorerai mai”. Un invito a nozze, anche se abbiamo deciso che non ci sposeremo mai. Le piaccio così e soprattutto non mi giudica.
Nemmeno mamma mi giudica, anche se come mamma ogni tanto sente il dovere di rimproverarmi, ma lo fa con amore, mossa dal desiderio di vedere il proprio figlio con un lavoro e uno stipendio. E come darle torto? Il punto è che io non sono fatto per il lavoro o il lavoro non è fatto per me. Il mondo però è pieno di gente che ha una voglia matta di giudicare: ho scoperto che c’è un tipo su internet che ha aperto un forum su di me con questo titolo: “Un filmmaker di quasi 50 anni che scrive sul Fatto Quotidiano online si fa mantenere dalla mamma!”. Sembra che questo sia un argomento di interesse, contento lui.
Volete sapere la verità, tutta la verità e niente altro che la verità? Non solo non provo vergogna per la mia condizione di disoccupato, ne sono anche orgoglioso! Non accetto nessun tipo di relazione che non sia basata sull’amore, quindi potrei accettare un lavoro solo da un principale che si innamorasse di me. Per questo, invece di farmi sfruttare da uno qualsiasi preferisco essere io a sfruttare mia mamma, ma lo faccio sempre con grande amore.
Amo dire che il mio principale è anche il mio principio, colei che mi ha messo al mondo. La mia repubblica ideale non si fonda sul lavoro ma sull’amore. E le mie opere sono tutte frutto del mio amore per gli esseri umani, nella mia vasta produzione troverete video ritratti a poeti, artisti, benzinai, private banker, volontarie che si dedicano ai bambini malati, troverete documentari, cortometraggi di finzione, e monologhi bislacchi ma sinceri. La sincerità è il mio stile. E dovrei vergognarmi di tutto questo? Non ci penso nemmeno.
Ed attendo con serenità il prossimo bonifico di mamma. Mamma, non temere, sono felice. Una donna si è innamorata di me, vivo la vita che desidero. Ti amo mamma, anche se me l’hai combinata grossa 48 anni fa, questa vita a volte mi fa male come una spina nel fianco, ma nel mio giardino le rose fioriscono libere. Un bacio.