“No ai neri, no all’invasione”, questo è lo slogan razzista scritto sul muro di una struttura destinata all’accoglienza di 15 profughi minorenni a Breno di Borgonovo Val tidone, in provincia di Piacenza. Ad attendere i migranti anche una barriera di balle di fieno davanti al cancello dell’edificio. Nell’ex scuola erano attesi alcuni giovani richiedenti asilo, provenienti da Senegal, Sierra Leone, Ghana, Nigeria, Bangladesh, Gambia, Guinea. L’episodio è raccontato da Piacenzasera.it che pubblica anche le foto.
Così gli abitanti della frazione hanno deciso di protestare contro l’arrivo dei 15 minori. La mattina del 23 agosto – racconta il sito – sono stati bloccati tutti gli ingressi con delle pesanti balle di fieno accatastate l’una sull’altra. Sul muro di cinta dell’edificio, di proprietà di un privato e ora in gestione a una cooperativa, è invece apparsa la scritta con uno spray nero: “Breno dice No ai neri e alle coop, all’invasione“. La struttura si trova tra due frazione del Comune, gestita dalla cooperativa Ippogrifo, era stata rimessa a nuovo di recente proprio per accogliere il gruppo di profughi minorenni a Borgonovo Val tidone.
Per far liberare gli accessi sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Piacenza, il sindaco del paese e il personale della prefettura, che hanno consentito l’ingresso dei quindici richiedenti asilo, avvenuto poi in serata come previsto. La protesta – fanno sapere i carabinieri – è stata condotta da una decina di abitanti del paese a 22 km dalla città emiliana.
Per il sindaco di Borgonovo Val Tidone “si è trattato di un fatto sporadico legato all’esasperazione degli abitanti. La protesta è rientrata” afferma. Pietro Mazzocchi non nega però di essere “amareggiato come i miei concittadini”, ma sottolinea anche che le frazioni interessate erano di “40-50 persone ognuna e l’arrivo di 15 migranti minorenni desta preoccupazione”. Il comune “ospita già minori non accompagnati e quindi facciamo già la nostra parte – continua – la nostra quota di migranti accolti l’avevamo già raggiunta”. Il sindaco spiega di aver chiesto alla prefettura di trovare soluzioni alternative ma gli hanno detto di non averne. “Capisco il malumore della gente – conclude – Si continua ad andare avanti così ed è un sistema di cui non si vede la fine”.