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Quando le vacanze sono fake: sono almeno due milioni gli italiani che simulano viaggi e lusso con i selfie

Quali sono i contesti più taroccati? Dominano i selfie che hanno come scenario lo sfondo di hotel inavvicinabili dai comuni mortali (per il 26% degli utenti). Non possono mancare i ristoranti, e quindi l’Osteria Francescana di Modena di Massimo Bottura, l’Enoteca Pinchiorri di Firenze, La Pergola di Roma, l’Esplanade di Desenzano e il Rossellini’s di Ravello

di Maurizio Di Fazio

Benvenuti nell’epoca, dopo la post-verità, delle post-vacanze. Avrete presente lo stillicidio di quotidiana autocelebrazione di massa a colpi di foto/dirette/video, su Facebook, in materia di gite e trasferte balneari da favola. A scorrere in qualunque momento della giornata le bacheche Fb dei nostri amici, quest’estate sembrerebbero essere diventati tutti milionari. Solo Tropici, resort di charme, masserie a 5 stelle, acque smeraldo e chalet di montagna con Spa ricavata nel bosco incantato per loro. E che fine hanno fatto le vacanze intelligenti, i campeggi, i pullman organizzati con pranzo al sacco, le pensioncine “stessa spiaggia, stesso mare” a Cattolica o sul Gargano? Non stavamo forse vivendo il colpo di coda di una crisi economica che ha assottigliato il nostro potere di spesa e consegnato le nuove generazioni a una precarietà fatta spesso di poche centinaia di euro al mese? Dove salta fuori, allora, quest’esplosione irrefrenabile di benessere, lusso, danarosa e ostentata felicità collettiva che nemmeno Gianluca Vacchi o un Flavio Briatore d’annata?

Svela l’arcano una ricerca su un campione di turisti tra i 20 e i 50 anni, effettuata monitorando i principali social network. Almeno due milioni di italiani simulano le vacanze coi selfie. Insomma, ci raccontano frottole, aiutandosi con programmi e app che consentono di manipolare le fattezze del proprio reale soggiorno, aggiungendo lo sfondo di una location da applausi o l’immagine di qualche “vip” a caso. Quell’aperitivo nella piscina di Champagne a Porto Cervo in compagnia di una delegazione di replicanti di Miss e Mister Universo? È uno scatto falso. Quel giro in Ferrari a Portofino in zona Ztl col vigile che ti mostra sì la paletta, ma per chiederti l’autografo? Un’altra immagine apocrifa, ritoccata con gusto. Tutti questi selfie di rivalsa, tesi a suscitare ammirazione e invidia sociale in chi guarda, altro non sono che fotomontaggi perfetti, ardui da scoprire e assolutamente indistinguibili dalla verità. Il trionfo delle post-vacanze, appunto. Delle fake-holidays.

Quali sono i contesti più taroccati? Dominano i selfie che hanno come scenario lo sfondo di hotel inavvicinabili dai comuni mortali (per il 26% degli utenti). I cinque alberghi più sfruttati dai falsari della vacanza 2.0 sono così il Byron di Forte dei Marmi, il Danieli di Venezia, il De Russie di Roma, il Four Season di Firenze e il Romeo Hotel di Napoli. Segue, per il 19 per cento del campione del sondaggio, la moda dei selfie con vip-fantasma appiccicati con Photoshop: Belen Rodriguez in testa, e poi Massimo Giletti, l’evergreen Fabrizio Corona, Melissa Satta e Ilaria D’Amico possibilmente senza Buffon al seguito. Medaglia di bronzo per le discoteche (per il 15%), a partire dal collaudato Billionaire, dal Cocoricò di Riccione, dalla Capannina di Forte dei Marmi, dalla Raya dell’isola di Panarea e del Rebus Club di Stalettì, in Calabria. Non possono mancare i ristoranti, e quindi l’Osteria Francescana di Modena di Massimo Bottura, l’Enoteca Pinchiorri di Firenze, La Pergola di Roma, l’Esplanade di Desenzano e il Rossellini’s di Ravello: il 12% degli intervistati ricorre a questo stratagemma per spacciarsi a mo’ di smaliziati esponenti dell’upper class, mentre il 9% affida i propri sogni artefatti a uno stabilimento balneare e non certo a uno qualsiasi, magari con bagnini sovrappeso e costumi della nonna in bella mostra. I bagni più amati sono perciò il Papeete Beach di Milano Marittima, il Samsara Beach di Gallipoli, il Bagno Sardigna di Stintino (Sardegna) e La Giunca a Sabaudia. Parola dell’esercito, fake, del selfie. W l’apparenza, e offline tutto il resto.

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