Gianni Trani racconta a La Repubblica che la casa aveva un piano in più e una terrazza ampliata. "I famigliari di mia moglie chiesero il condono negli anni Ottanta e Novanta. Lo Stato non ci ha mai risposto". La Procura apre un'inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo
Il palazzo crollato a causa del terremoto che lunedì sera ha colpito l’isola di Ischia aveva subìto diversi interventi edilizi non autorizzati, ma condonabili. Le richieste avanzate dai proprietari, però, non avevano mai ricevuto risposta. È quanto riporta La Repubblica che ha ottenuto conferme da uno dei proprietari, Gianni Trani.
Era stato costruito un piano in più e la terrazza con tettoia era stata ampliata. Così sostiene Trani, non è ancora stato ascoltato dai magistrati che oggi hanno aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Il secondo piano della palazzina di Casamicciola “non esisteva, lo realizzò la famiglia di mia moglie”, racconta. “Chiesero il condono, ma stiamo parlando degli anni Ottanta. Anche la tettoia grande sul terrazzo fu fatta negli anni Novanta e avemmo accesso ad un’altra sanatoria. Ma sempre senza risposta definitiva”, spiega. Poi si interroga: “Dovremmo essere processati per questo? Per aver risposto a una legge e aver pagato all’epoca oneri di urbanizzazione per almeno 5 milioni di vecchie lire? Questo palazzo ha trascinato giù tutte le nostre vite, ha polverizzato sacrifici, ma per fortuna ci ha anche restituito vivi. Ora solo questo conta”.
Il racconto si inserisce nelle polemiche sull’abusivismo che sta contrapponendo tecnici, sindaci, il governatore De Luca e il ministro Delrio: “Perché, se proprio bisogna aprirlo un processo e vedere tutto quello che ci ha portato fino a qui – dice Trani al quotidiano romano – allora consideriamo se non deve essere lo Stato a passarsi una mano sulla coscienza”.
Quarantasette anni, una moglie e due figli, Trani è un tatuatore. Adesso, come tutta la sua famiglia, è uno sfollato. Abitava sopra la famiglia di Ciro, il bimbo sopravvissuto al crollo assieme ai suoi fratellini. “Erano affittuari di una nostra cugina, Maria, stessa vecchia famiglia dei titolari dell’hotel Vinetum, tutto a norma ma ugualmente devastato dal crollo”, conclude Trani.