Motori 2.0

Fiat Chrysler non è mica l’Inter, siamo seri

di Carblogger

Comprereste una Fiat Chrysler usata senza Maserati e Alfa Romeo? E’ come se Suning, il gruppo cinese molto più vicino al governo di Pechino di quanto lo sia il piccolo costruttore di suv Great Wall, fosse sbarcato a Milano per vedersi rifilare l‘Inter sì, ma senza Icardi e Handanovic. O no?

Di questa storia di presunto interessamento di gruppi cinesi a comprare Fiat Chrysler, partita da un articolo di Automotive News la settimana scorsa, il “rumor” sullo scorporo (rilanciato ora da Bloomberg) è il più clamoroso, con un senso finanziario chiaro dal punto di vista di Marchionne: la somma delle parti migliori del gruppo (Alfa, Maserati, Jeep e Ram) vale molto di più dell’intero pacchetto di marchi. Quindi, prima o poi lo farà. Ma, oltre a notare tristemente che Fiat e Chrysler sono oggi i due brand con meno valore pur dando il nome al gruppo, chi si metterebbe oggi davvero in fila fra scatole cinesi e scatole vuote?

Su questo blogLepouquitousse e Monica hanno ben delineato i termini della navigazione a vista di Sergio Marchionne, durante la quale spesso ama gettare esche succulente. Ma prevedo che questa volta non ci sarà una lunga marcia. Perché il manager è impegnato, mi sembra, nella trattativa più difficile della sua vita professionale: quella contro il tempo, ormai breve, con il suo mandato in auto-scadenza nel dicembre 2018 dopo essersi messo in un cul de sac con l’azzardo della fusione con Gm. Dove è stato respinto con perdite, e ancora oggi mi domando se si sia fidato troppo di qualche azionista importante di Gm, che al momento decisivo ha ritirato l’appoggio.

Tornando ai cinesi, mi vengono in mente non quelli di Great Wall e di Suning ma quelli di Changjiu. I quali, dal prossimo autunno, faranno partire da Chengdu, nel sud est della Cina, due treni a settimana (per cominciare) con destinazione Mortara. Un piccolo centro vicino Pavia a un’ora da Milano, scelto come terminale di merci e container da dove espandere i loro affari, dopo 10.800 chilometri e 18 giorni di viaggio. Ultimo in ordine di tempo dei grandi investimenti che i cinesi stanno facendo nel nostro Paese quale porta d’Europa.

Non è che i treni passino sempre. Il Financial Times ha scritto che la Cina può essere “l’ultima speranza” per Marchionne. Certo è che se Fiat Chrysler fosse italiana e non americana, per lui sarebbe molto più facile salirci su. Cinesi a parte, Trump odia i treni, ricordate? In un tweet di Ferragosto del presidente, c’era una vignetta con il disegno di un treno che si schianta contro un giornalista della Cnn e didascalia: “Le notizie false non possono fermare il treno di Trump”. Subito dopo, però, ha cancellato treno e tweet. Forza Inter.

@carblogger_it