Chiamala tragedia annunciata: abusivismo edilizio su terreno friabile come biscotto. Ischia è la mia isola, è il mio luogo d’infanzia. Quando, chiuse le scuole, si partiva per la villeggiatura da giugno a settembre. Da un pezzo ho smesso di andarci. Da quando il nonno lasciò Villa Piromallo Montebello, una villa settecentesca, alle sorelle di mio padre. Ricordo mio padre che quando passava per Casamicciola incominciava a storcere il naso davanti alle case abusive costruite a grappolo. La tenuta, una volta riserva di caccia dei reali borbonici, riparata dal grande massiccio dell’Epomeo, con ettari di terra coltivata a viti e pomodori, piacque molto a Monica Sachs, ereditiera teutonica, nipote di quel Gunther, l’arcinoto playboy ex marito di Brigitte Bardot. Come da miglior tradizione da Grand Tour si innamorò di un vignaiolo del posto, un bel fusto dal sorriso solare, e si comprò una fetta di Villa Piromallo. Pensò di trasferirsi subito nei piani alti della villa, quelli sotto la torre merlata con terrazza spalancata sul vigneto. Le fu detto: “Mi dispiace. Ci abita il proprietario”. What? Lei spalancò gli occhioni. Pensava di aver fatto un affarone invece era stata fregata da un avvocato azzeccacarbugli locale in combutta con un notaio. L’episodio di per sé irrilevante la dice lunga sul malaffare che regna su certe isole, “isolate” dalle istituzioni.
A Ischia fino a qualche tempo fa esisteva anche una sezione distaccata del Tribunale di Napoli. “Figurarsi, era tutto un gioco di mazzette fra avvocati e giudici”, si mormorava in famiglia.
Adesso Ischia è tutto un piagnisteo: spiagge deserte, macerie ovunque. Un terremoto di magnitudo 4.0 che in Giappone, terra sismica, avrebbe fatto appena cadere qualche quadro dalle pareti. Perché lì si costruisce con ineccepibili criteri anti-scosse. Invece uno “scossone”, di modesta potenza devastatrice, a Casamicciola ha scatenato l’inferno. Lì si calcola che ogni due costruzioni una sia abusiva. “Che colpa abbiamo noi? – lamentavano al giornale i proprietari di casette tra l’altro costruite con materiale scadente -sono due anni che abbiamo chiesto il condono…”. E i sindaci da un lato implorano i turisti a non lasciare l’isola fingendo che al netto di macerie, morti e feriti tutto sia tornato alla normalità e dall’altro tendono subito la mano per avere i finanziamenti per la ricostruzione. Ma chi li gestirà? Serviranno ad alimentare altro malaffare? La Protezione Civile non basta. Prevenzione civile, questa sconosciuta, per il recupero di quello che resta. Eppure bastava andarsi a rileggere la tesi di laurea di Suor Rosa sulla struttura geologica e “schizzofrenica” dell’isola, redatta sei lustri fa. Dal monastero delle Trentatrè ha interrotto il voto di clausura per affidare le sue preghiere a una chat di Whatsapp. Non resta che affidarsi alla divina Provvidenza. Fino al prossimo lutto.